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Aiuti e rigore per la Spagna di Rajoy

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 La Spagna ha adottato un piano di austerità colossale, senza precedenti, che include le misure di rigore da 65 miliardi già annunciate nel mese di luglio. L’ambizioso obiettivo del governo spagnolo? Racimolare 102 miliardi di euro entro la fine del 2014. Di fronte alla pressione dei mercati e dell’Europa, il governo di Mariano Rajoy ha fatto il punto dei suoi primi mesi  alla guida di un paese paralizzato dai debiti e con un tasso di disoccupazione del 25%, e si è dichiarato determinato a imporre una serie di drastiche, quanto impopolari, misure, che dovrebbero consentire alla Spagna di raggiungere l’obiettivo di disavanzo imposto da Bruxelles: 6,3% del PIL nel 2012 e 4,5% nel 2013 prima di tornare sotto il 3% nel 2014. Missione impossibile?Tra i tagli nel settore pubblico e nei bilanci regionali (alle voci sanità e istruzione), e  l’aumento delle imposte (tra cui l’IVA a partire dal 1° settembre), gli spagnoli dovranno stringere ulteriormente la cinghia. I 65 miliardi si sono trasformati in 102 miliardi, dunque 35 miliardi di rigore in più. Messo alle corde (quasi strangolato) dai suoi creditori, Mariano Rajoy dovrà probabilmente chiedere aiuto all’Europa.

Dopo aver accettato a malincuore un aiuto europeo per risollevare le banche del paese (un ammontare complessivo di un centinaio di miliardi di euro), Mariano Rajoy non sembra più escludere un salvataggio più ampio, che Madrid ha duramente respinto finora. Come ribadito dallo stesso premier spagnolo, diventa sempre più difficile per la Spagna rifinanziare il proprio debito. “Il problema maggiore per il nostro paese è che abbiamo un debito molto grande e noi dobbiamo pagare questi soldi, adesso. E ‘molto difficile trovare finanziatori che siano disposti a rifinanziare il nostro debito”.

Mariano Rajoy apre così la porta ad un nuovo aiuto europeo, ma vuole prima conoscerne tutte le condizioni. “Non ho ancora deciso”, ha detto Venerdì nel corso di una conferenza stampa. Il  capo del governo spagnolo ha di fatto risposto all’appello di Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea, che ha affermato di essere disposto a sostenere il debito sovrano dei paesi in difficoltà sul mercato secondario (come la Spagna) … purché questi chiedano prima l’attivazione del fondo di stabilità.

Giovedì Rajoy aveva evitato di rispondere all’invito di Draghi. In compagnia di Mario Monti, ricevuto a Madrid, il leader spagnolo aveva solo giudicato “positive” le dichiarazioni del presidente della BCE.  Ma nell’arco di 24 ore, il premier ha decisamente cambiato strategia, scegliendo di restituire la palla a Draghi.

Dopo le parole del numero uno dell’istituto di Francoforte, Mariano Rajoy ha annunciato di voler “studiare” le nuove misure previste dalla BCE e valutarne l’opportunità. “In seguito adotterò la decisione migliore per l’interesse generale degli spagnoli” ha affermato Rajoy.”Non possiamo agire in modo irresponsabile”, definendo “molto difficile” la situazione che la Spagna sta affrontando sui mercati.

La domanda è: quanto tempo ci vorrà perchè la Spagna formalizzi la propria richiesta di aiuti? Se la Spagna ha rifiutato di ricorrere al fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF)  sino ad oggi, è principalmente perché  Francoforte e Bruxelles, avrebberio preteso quale contropartita un ulteriore inasprimento fiscale… in un paese decisamente già malconcio suonerebbe come il colpo di grazia finale.