Home Materie Prime Andamento materie prime – giugno 2012

Andamento materie prime – giugno 2012

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 È sempre più debole l’andamento delle materie prime sui principali mercati internazionali. Stando a quanto affermato dall’indice Standard & Poor’s GSCI Spot, infatti, la debolezza del mercato del lavoro statunitense (con una scarsa contribuzione dei nuovi assunti nel corso dell’ultimo mese) e il rallentamento della crescita dell’industria manifatturiera cinese, hanno condotto il valore dell’indicatore ai minimi livelli degli ultimi otto mesi, aprendo scenari di possibili nuove ricadute anche nel corso delle prossime settimane (periodo, pertanto, da tenere sotto stretta osservazione).

A giocare un ruolo negativo, come abbiamo avuto modo di sottolineare anche nel corso degli ultimi giorni, è stato il mercato del lavoro statunitense, con le buste paga cresciute di sole 69 mila unità, al di sotto delle più nere previsioni di Bloomberg News. A ciò si unisce la contribuzione negativa dell’indice Purchasing Manager in Cina, con valori passati dai 53,3 punti di aprile ai 50,4 punti di maggio. Anche l’industria manifatturiera dell’Eurozona e del Regno Unito, come era lecito attendersi, ha subito una netta contrazione.

A commentare i dati hanno provveduto tutti i principali osservatori internazionali, con la Prestige Economics che ha sottolineato come “il numero delle buste paga negli Stati Uniti è stato significativamente inferiore a quanto atteso, e l’industria manifatturiera della Cina e del Regno Unito hanno sorpreso negativamente. Stiamo assistendo alla formazione di numeri statistici molto deboli, che potrebbero confermarsi anche nel corso del mese di giugno”.

MEGLIO IL DOLLARO O L’ORO?

A generare sensibile pressione al ribasso nell’andamento delle materie prime anche l’andamento della disoccupazione nell’area euro, con un tasso che ha oramai toccato quota 11 per cento sia ad aprile che a marzo, per il valore percentuale più alto da quando la serie statistica ha preso il via, nel 1995. Crescono intanto i timori di un allargamento della crisi del debito europeo dalla Grecia all’Irlanda, il Portogallo, l’Italia e la Spagna.