Home Banche La Cina è preparata a una eventuale guerra valutaria

La Cina è preparata a una eventuale guerra valutaria

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 Visto che le banche centrali di tutto il mondo sono già attive in quella che viene definita come “guerra valutaria” (vedi anche L’influenza delle guerre valutarie sui metalli preziosi), quella cinese non sembra molto sorpresa dell’evento in questione. L’ex Impero Celeste, infatti, si è detto pienamente preparato a questo “conflitto”, una affermazione di cui si è reso protagonista Yi Gang, vicegovernatore dell’istituto di credito centrale in questione. Secondo Yi questa eventualità deve essere evitata a tutti i costi, ma tale risultato può essere evitato solamente con il consenso delle nazioni più importanti e con una politica monetaria da utilizzare come strumento per l’economia domestica.

Per l’appunto, la seconda economia internazionale è pronta a entrambi gli scenari, tanto è vero che prenderà in seria considerazione i quantitative easing delle altre banche centrali. Ma cosa significa esattamente questa definizione, “pienamente preparati”? Alla luce degli stimoli introdotti sia dagli Stati Uniti che dal Giappone, un annuncio del genere potrebbe somigliare a un immediato avvertimento. L’annuncio può anche sembrare una indicazione chiara che la guerra è già cominciata e che bisogna attendersi una escalation poco incoraggiante. L’ente che regola gli scambi di valuta estera in Cina, il quale viene capeggiato proprio da questo vicegovernatore, ha pubblicato un rapporto molto dettaglio proprio nel corso della settimana che termina oggi.

In pratica, il documento in questione ha reso noto come i quantitative easing delle nazioni sviluppate condurranno a flussi di capitale di un certo spessore che arriveranno fin nei mercati emergenti. Questa politica, comunque, non può risolvere da sola tutti i problemi economici di una nazione. Lo yuan cinese è cresciuto leggermente in questi ultimi sette giorni, vale a dire 0,18 punti percentuali. Si tratta del primo guadagno settimanale dallo scorso 18 gennaio per la precisione: a Shanghai si è perso poco terreno rispetto al dollaro (-0,04%), come evidenziato dai dati registrati dal China Foreign Exchange Trade System.