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Commissioni investimenti in titoli di Stato

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 Conviene investire piccole somme in titoli? La risposta può certamente essere positiva… a patto di digerire la consapevolezza che una buona parte (maggioritaria) degli introiti venga divorato da spese e commissioni. Il carico delle richieste – bancarie e fiscali – che le famiglie italiane subiscono quando investono è infatti in grado di bruciare il 60-70% del rendimento ottenuto in un investimento in titoli di Stato. Man mano che il capitale impiegato sale, la percentuale scende: ma l’impressione dell’eccessiva onerosità delle commissioni non sparisce.

A fare qualche calcolo, per CorrierEconomia, è stata l’Università Bocconi. I ricercatori, coordinati dal pro-rettore Stefano Caselli, si sono concentrati su tre tipi di investimento con risultati particolarmente deludenti.

“Senza una qualche forma di proporzionalità su commissioni e Fisco” – riporta Corriereconomia – “il piccolissimo risparmiatore, cioè quello con un portafoglio fatto di poche decina di migliaia di euro, rischia di soccombere per eccessivi carichi. L’elaborazione parte da ipotesi estreme, le peggiori possibili, sia in fatto di costi che in tema di imposizione fiscale: per le commissioni bancarie, infatti, si sono prese in considerazione i dati della trasparenza di sei banche nazionali, considerando le operazioni allo sportello. Si tratta quindi di una foto dei costi più elevati (o quasi) che si possono trovare sul mercato: utilizzando l’home banking di queste stesse banche o i broker online le condizioni per chi acquista, tiene e vende titoli possono migliorare di molto”.

Per quanto invece concerne gli aspetti fiscali, le ipotesi di estremizzazione dello scenario comprendono “oltre alle nuove aliquote e all’imposta di bollo che hanno debuttato nel 2012 – anche il calcolo di un’ipotetica Tobin tax pari allo 0,05%. Si tratta della tassa sulle transazioni finanziarie che dovrebbe prima o poi interessare l’intera Unione europea e che nell’elaborazione della Bocconi viene applicata a tutti i movimenti e non solo a quelli che riguardano le azioni, come si ipotizza nella legge di Stabilità al vaglio del Parlamento in questi giorni oggetto di ampio e controverso dibattito (vedi tabella)” – conclude il CorrierEconomia.

Il risultato complessivo è che ai piccoli investitori è richiesto uno sforzo disumano per trovare la quadratura del cerchio tra commissioni bancarie e richieste dell’Erario, con il rischio di veder svanita buona parte della remunerazione del tanto desiderato impiego.