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Crisi: Berlusconi getta la spugna. Ma l’Italia fa ancora paura

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 L’annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusconi in Italia, e la prospettiva di un governo di unità nazionale in Grecia non sono bastate (anzi!), a disinnescare la crisi nella zona euro, la cui rapida esplosione non è più uno scenario di fantascienza. L’iniziale euforia dei mercati, seguita all’annuncio delle dimissioni del primo ministro italiano Silvio Berlusconi, si è tradotta nel più cupo pessimismo, e nella più inquietante incertezza. In un clima di estrema tensione, il tasso dei titoli italiani a 10 anni (Btp) ha raggiunto un nuovo record dalla creazione della zona euro, spingendosi ben al di sopra del 7% in tarda mattinata, un livello ritenuto insostenibile per la finanza pubblica italiana.

Il contagio della crisi in Italia, la terza economia della zona euro il cui debito ha raggiunto 1.900 miliardi (120% del PIL), metterebbe in ginocchio tutta l’area dell’euro: l’ EFSF, il Fondo di salvataggio europeo sembra ancora molto lontano dall’essere in grado di affrontare una simile ipotesi.
La Russia ha dichiarato di non aver intenzione di investire immediatamente nel Fondo europeo per la stabilità finanziaria. Il 27 ottobre, i leader della zona euro hanno deciso di aumentare l’EFSF da 440 miliardi di euro a 1,000 miliardi di euro grazie ad un effetto “leva”, al fine di rafforzarne la potenza di fuoco, senza aumentare fondi iniziali forniti dagli Stati.

Le borse europee hanno accusato il colpo, virando in territorio negativo. In questo clima di forte incertezza, alcuni non esitano a considerare la rottura della zona euro. Preoccupazione soprattutto per l’ Italia, dove la Presidenza ha annunciato che Berlusconi rassegnerà le proprie dimissioni, ma solo alla fine del mese, quando il Parlamento avrà adottato una serie di riforme fiscali ed economiche promesse all’Unione europea per evitare il contagio della crisi del debito nella zona euro.

Il cielo sembra invece schiarirsi su Atene, dove la nomina di un governo di coalizione, che riunisce socialisti e conservatori, è previsto nel corso della giornata. Dopo tre giorni di negoziati, è rimasta l’incertezza circa l’identità del futuro primo ministro greco. Sicuramente non si tratterà di George Papandreou, definitivamente fuori dai giochi. Il principale candidato è l’ex vice governatore della Banca centrale europea, Lucas Papademos. Ma sono emersi anche altri nomi, tra cui quello del Presidente della Corte di giustizia europea, Vassilis Skouris, il rappresentante greco al Fondo monetario internazionale, Panayotis Roumeliotis, e il Mediatore europeo Nikiforos Diamantouros.

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