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Crisi: perchè non è ancora finita

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 Quale sarà il destino dell’area euro nei prossimi mesi? Dopo una breve parentesi di tregua nella crisi del debito – complici le Olimpiadi, le vacanze estive e le parole di Mario Draghi  – il rischio che si riaffaccino, ancor più prepotentemente, le ombre e i  timori che minacciano l’intera regione, è particolarmente elevato. Sull’eurozona pendono tre pericolose spade di Damocle, destinate a minare la fragile fiducia  dei mercati nel mese di settembre e in quelli a venire. La prima di queste, forse la meno pericolosa ma ugualmente preoccupante,  è la decisione della  Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe, chiamata ad esprimersi sul MES e sul patto fiscale. L’appuntamento è fissato per il 12 settembre. Bundestag e Bundesrat hanno adottato con una  maggioranza dei due terzi entrambi i testi del 30 giugno, ma la promulgazione da parte del Presidente Federale Joachim Gauck, è rimandata al parere della Corte. Anche se è difficile pensare che la Corte impedirà l’entrata in vigore dei testi, che cosa succederebbe se Karlsruhe ritenesse che vi sia stata una violazione dei diritti del parlamento? Quali potrebbero essere le conseguenze di tale decisione? Senza il Meccanismo europeo di stabilità e 500 miliardi di euro di finanziamento, l’Europa non potrà disporre di uno strumento efficace con cui affrontare la crisi. Tanto più che sono in molti a ritenere che il MES, nella sua forma e struttura attuale sia, in ogni caso, insufficiente.

La seconda minaccia, oramai ricorrente, è la situazione in Grecia. Nonostante a volte sembri passare in secondo piano, incute sempre preoccupazione. A fine luglio, la squadra della troika formata dai creditori internazionali del paese (FMI, BCE e Commissione europea), ha riconosciuto e apprezzato gli sforzi fatti da Atene. Ma la drammatica situazione dell’economia greca lascia ben poche speranze. La logica del salvataggio della Grecia è fallita, mentre la strategia definita da Europa e FMI, plasmata sui tagli e sul rigore, necessari per risanare le finanze pubbliche del paese, è ad un punto di non ritorno. Il piano europeo sembra ormai irrealistico mentre l’Europa non ha una strategia alternativa. L’unica soluzione è davvero una uscita della Grecia dalla zona euro? Le  conseguenze di questo evento sono incalcolabili, quanto potenzialmente catastrofiche. Intanto il pericolo rimane sempre lo stesso: quello di un contagio delle economie più importanti dell’Europa meridionale, ovvero Spagna e Italia.

Mentre la situazione spagnola resta preoccupante, ben lungi dall’essere risolta, le condizioni dell’Italia destano crescenti timori. Questa è la terza spada di Damocle.  La penisola è infatti in recessione, mentre la difficoltà di raggiungere gli obiettivi di consolidamento fiscale,  potrebbe ulteriormente minare la fiducia (già ai minimi) dei mercati. Per questo motivo Mario Monti spinge perché il MES e la BCE acquistino titoli di stato italiano (e spagnolo). Il guaio è che questa misura fa torcere il naso ad alcuni paese dell’Europa del nord, come la Finlandia e, forse, i Paesi Bassi, dove le elezioni sono previste in autunno.  Mentre l’atmosfera si fa incandescente, tutti  chiedono un intervento della BCE, cui si oppone la Bundesbank tedesca. Quale scenario ci attende nei prossimi mesi?