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Draghi soccorre l’euro

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 Chiusura di ieri in positivo per la Borsa di Milano e per le principali piazze finanziarie. A spingere al rialzo i listini sono state le dichiarazioni del presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, che ha spiegato come gli acquisti di titoli di Stato fino a tre anni non possano costituire degli “aiuti di Stato”. Dichiarazioni accompagnate da quelle della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha criticato gli eccessi dei mercati finanziari, e di quelle del ministro tedesco delle finanze, Wolfgang Schaeuble, che ha detto di esser fiducioso sul futuro dell’Esm.

Tre affermazioni che hanno spinto in alto i mercati azionari europei, finalmente convinti dalla decisa presa di posizione di tre tra i nomi più forti all’interno del vecchio Continente (e che hanno posto un pò di acqua sul fuoco sul contrasto della crisi del debito tra Bce e Bundesbank).

In particolare, Mario Draghi è tornato a parlare in maniera preponderante dei mercati obbligazionari, affermando in modo chiaro come gli acquisti di bond sul mercato secondario (cioè, non in sede d’asta) da parte della Banca Centrale Europea rispettino le correnti interpretazioni dei trattati, e di come, pertanto, non si possa parlare di aiuti di Stato.

Dall’altra parte dell’Oceano, il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha annunciato ancora di essere pronto a mettere in campo delle misure straordinarie per poter rilanciare l’economia nazionale, e creare dei posti di lavoro. Tra due giorni si riunirà il consiglio direttivo della Bce, che potrebbe approvare alcune linee guida non dissimili da quelle di Bernanke.

Sia in territorio statunitense che in quello europeo, ad ogni modo, la situazione sembra essere piuttosto cauta. Tutti cercano di puntare l’orizzonte al fine di comprendere cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro, con la convinzione che gli eventuali spiragli positivi dei prossimi mesi potrebbero non essere particolarmente utili per valutare in maniera definitiva eventuali margini di ripresa. Il punto di inversione di tendenza è tuttavia il 2013: entro 12 – 16 mesi l’Eurozona e l’economia statunitense (soprattutto la prima) dovranno (dovrebbero) dimostrare di poter cambiare marcia.

Nell’attesa, si cerca di fronteggiare la crisi settembre zona euro.