Home Indicatori Economici Emergenza Spagna occupazione

Emergenza Spagna occupazione

0

 L’incubo disoccupazione continua ad affliggere mezza Europa e, in particolar modo, i cittadini spagnoli. Secondo un’ultima rilevazione compiuta dal Cis – Centro indagini sociologiche, infatti, otto spagnoli su dieci porrebbero in cima alle proprie preoccupazioni la disoccupazione, indicata pertanto come la priorità tra i problemi del Paese da risolvere. Secondo la stragrande maggioranza degli iberici, pertanto, non solo la mancanza del lavoro è un dramma presente, ma rappresenta altresì una grande incognita del futuro.

Effettivamente, a ben guardare gli ultimi dati statistici sul comparto, ci sarebbe ben poco da stare allegri. La disoccupazione ha toccato il massimo storico sfiorando il 26 per cento, con uno scenario ben più grave per quanto concerne i più giovani, che per la maggior parte non lavorano e che per un quinto non accompagnano lo stato di disoccupazione nemmeno allo studio. Ne è conseguito, prosegue il Cis, che il costo dei ragazzi che né studiano né hanno un’occupazione è salito a quasi 16 miliardi di euro, l’1,47 per cento del prodotto interno lordo.

Proprio per fronteggiare questo dramma sociale, la Commissione europea ha chiesto alla Spagna (ma anche all’Italia e ad altre nazioni non certo in condizioni di floridità) di assumere i provvedimenti necessari per garantire un impiego, più formazione o periodi di stage. Per aiutare gli Stati lungo questa strada, l’Ue si impegna a finanziare i progetti mediante il Fondo sociale europeo.

Sempre secondo gli spagnoli, la crisi economica in generale resta un problema per il 42 per cento della cittadinanza, e per uno spagnolo su due il futuro non potrà che esser ancora peggiore. Dopo disoccupazione e crisi economica i problemi degli spagnoli riguarderebbero l’inaccettabilità delle azioni dei partiti, con la sfiducia nella politica che colpisce almeno tre cittadini su dieci. A seguire, nella triste lista delle preoccupazioni degli spagnoli, la sanità pubblica, la corruzione, le banche, l’istruzione e, per la prima volta nella top ten, gli sfratti.