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Euro: la forza della valuta a confronto nei paesi dell’Ue

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 Il potere di acquisto dell’euro non ha una valenza univoca nel perimetro dell’Ue. La conferma arriva da uno studio realizzato dalla Oxford Economics, per conto della Bloomberg Benchmark, analisi che porta la firma di Angel Talavera. All’interno dell’Euro zona la forza della valuta si scontra con il valore dell’economia dei vari paesi, per cui è complesso identificare la reale quotazione dell’euro nei confronti del dollaro, soprattutto se l’euro dovesse coincidere con la potenza economica dei singoli paesi dell’Unione.

All’interno dell’area euro esistono ampie differenze fra le economie del nord e quelle del sud. Germania e Grecia rappresentano i poli opposti, mentre l’Italia si colloca a metà strada. Valutando l’economia tedesca, il cui valore è diretta conseguenza della solidità e delle prospettive d’una crescita intensa del paese, la forza della valuta europea considera un controvalore pari a 1,4 dollari. Osservando le potenzialità della Grecia il valore dell’euro sarebbe collocato sotto la parità. In Italia il cambio euro/dollaro potrebbe essere veritiero se collocato al di sopra dell’ 1,15.

Nella realtà il valore di scambio euro/dollaro si colloca intorno a 1,13 dollari, molto vicino all’ipotetico potere economico della moneta in Italia. Fra Berlino ed Atene l’euro, secondo le potenzialità dei due paesi, avrebbe una differenza pari a 40 centesimi. La ricerca mette in luce il divario fra realtà economiche e sociali diverse all’interno del perimetro Ue, rilevando che l’Unione è sostanzialmente ricca di contrasti, incompatibilità e differenze, talvolta sostanziali.

La Germania fruisce di una valuta sottostimata, che consente alle aziende che operano sul territorio di dare un grande respiro all’export, rafforzando di conseguenza l’economia teutonica. In Grecia al contrario le condizioni sono estremamente complesse e difficili. L’economia ellenica è una sorta di fanalino di coda dell’Ue, caratterizzato dalla mancanza di impulsi diretti alla crescita. Il governo di Atene non vanta alcuna solidità e per ora le prospettive di crescita sono risicate, mentre le casse dello Stato risultano decisamente a secco.

Insomma la moneta unica in Europa ha una valenza univoca solo sulla carta, i divari sono una realtà concreta che necessita di attente valutazioni. I recenti interventi della Bce, Banca centrale europea, hanno un po’ limitato le differenze, ma non sono riuscite a dare reale soddisfazione all’intera zona euro. Se le operazioni messe in atto dalla Bce si sono dimostrate adeguate all’Ue, in una visione d’insieme, non hanno portato reale benefici ai singoli paesi, se valutati nella loro individualità.

In Europa, come evidenziano i dati resi noti da Eurostat, inoltre la crescita del Pil dimostra un rallentamento. Il primo trimestre del 2016 è stato caratterizzato da un aumento dello 0,5%, nel secondo la consistenza della crescita è diminuita toccando quota 0,3%. Dai dati ufficiali risulta che il Pil dell’Eurozona, su base annuale, è salito dell’ 1,6%. Parlando invece delle prestazioni dell’euro, al di fuori della zona Ue, le valutazioni tratte dal confronto fra la valuta europea e le monete di spicco del mercato del Forex, lasciano emergere una situazione decisamente altalenante.

L’euro ha messo in fila una riga di variazioni consistente nell’arco del 2016, registrando dal 1° gennaio 2016 al 31 agosto, alti e bassi. Si possono evidenziare dettagli quali l’andatura rapida dell’euro nei confronti della sterlina nel post-Brexit oppure il baratro in cui è caduto il peso messicano nei confronti della valuta europea. La variazione più consistente è proprio quella del rapporto fra euro e sterlina, che ha toccato quota  +12.32%.

Davvero singolare la realtà del peso messicano, autentica vittima delle potenzialità di cui dispone. Considerata una valuta appartenente ai mercati emergenti il peso è la moneta che vanta il maggior numero di scambi dell’intero pianeta, per questo ha la tendenza ad essere una valuta dalla consistente variabilità economica. La disamina euro prosegue attraverso il rialzo decisamente consistente del real brasiliano, e la progressione esplosiva dello yen.

L’euro ha subito una sconfitta lancinante da real, yen e rublo russo. La moneta europea ha rassegnato le armi nei confronti del rublo russo. La valuta russa risente ampiamente dell’andamento del prezzo del greggio perchè, come è dato di sapere, la Russia si annovera fra i maggiori produttori di petrolio del mondo.

E’ facile quindi intuire quali sono i motivi che hanno consentito al rublo di prendere campo sull’euro. Il mercato dei cambi non sembra più molto interessato al rapporto euro-dollaro mentre segue con attenzione le novità che arrivano da altri fronti. I professionisti di settore analizzano il trend dei mercati, valutando strategie, azioni, indici e il valore delle materie prime per garantirsi un guadagno.

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