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Fed, un giugno meno ‘dovish’ del previsto

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Le probabilità che la Fed elevi nuovamente a breve i tassi stanno crescendo a dismisura durante le ultime ore. Con ogni probabilità sarà questo l’esito del consiglio amministrativo di giugno. Un modo per agevolare il rally del dollaro, già in atto da qualche settimana.

La Fed ha infatti deciso di ‘metterci la faccia’ senza nascondersi più dietro l’atteggiamento dovish degli ultimi mesi. Salgono le quotazioni della decisione di rialzare il costo del denaro, se l’economia interna continuerà a crescere e dall’estero non si appesantiranno i rischi di questo periodo.

Malgrado gli ultimi test dell’economia (dall’inflazione alla produzione industriale) fossero stati superati molto bene, incrementando le opportunità di un rialzo dei tassi anticipato, le ultime parole della Fed hanno generato uno scossone sui mercati: i future sui Fed Funds, strumenti che anticipano la probabilità di una variazione della politica monetaria, ora indicano una possibilità su tre di un innalzamento dei tassi a giugno. Fino a poche settimane fa erano a quota zero. Per la riunione di luglio, le chances superano ormai il 50%.

Così gli esperti di Bloomberg:

Le minute della Fed hanno mostrato che il desiderio dei banchieri di alzare i tassi a giugno supera le aspettative per un’azione. L’economia Usa sta faccendo abbastanza bene da permettere alla Fed di alzare i tassi. Ma l’economia globale è in declino e gli investitori ancora non hanno la certezza che questo innalzamento arriverà.

Le notizie provenienti oggi dal fronte macro Usa non sono state – a dire il vero – così positive: a seguito di tre rialzi consecutivi, nei sette giorni conclusi il 14 maggio il numero di lavoratori che per la prima volta hanno fatto richiesta per ricevere sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti si è attestato in ribasso, dopo avere toccato nella precedente ottava il massimo in 15 mesi.