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Giappone, recessione e deflazione. Calano le vendite

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 In Giappone le vendite dirette hanno subìto un calo del 3% nel mese di giugno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Secondo il ministro dell’Economia la domanda resta piatta nonostante lo stimolo governativo e la spesa dello stato. Le vendite sono in costante declino da 10 mesi. Un calo che batte le attese più scure degli economisti.

Il Giappone sta cercando di lottare contro la recessione ma senza successo. Tre milioni e mezzo di persone sono disoccupate, il 5,2% del paese. In un’economia dove il lavoro fisso a vita è la regola è un segnale allarmante; anche per la salute dei cittadini, sempre più esasperati da precarietà ed incertezza.  A questo si aggiunge l’instabilità politica, tra un mese esatto si terranno nuove elezioni, dopo dimissioni del conservatore Taro Aso.

Bloomberg stima che i prezzi del cibo al 31 luglio caleranno dell’1,7% e la deflazione sta per bussare alla porta. Secondo un economista di Tokio, interpellato da Bloomberg, “i segnali di deflazione di stanno facendo più marcati, un fatto positivo nel lungo periodo”. Secondo Takashi Nishimura l’andamento deflattivo estenderà la politica monetaria espansiva della banca centrale (BoJ). Al momento non si prevedono repentini cambi di rotta da parte della banca centrale. “Il buon senso ci dice che non alzerà mai i tassi mentre i prezzi scendono” perché ha un effetto positivo sul debito, dice Akio Kato, proprietario di un fondo da 47 miliardi di dollari.

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