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Indice Pmi Cina novembre

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 L’istituto di credito Hsbc ha pubblicato gli ultimi dati relativi all’andamento dell’indice Pmi, che per il mese di novembre è salito a quota 50,5 punti contro i 49,5 punti del mese di ottobre. Considerato che la soglia dei 50 punti separa la crescita dalla recessione, si tratta certamente di un dato positivo, ed è altresì il dato migliore dal 51 del mese di ottobre 2011. Il dato ufficiale Pmi della Cina ha inoltre indicato un rialzo per il secondo mese consecutivo, a 50,6 punti, contro i 50,2 punti di ottobre e contro i 49,8 punti di settembre. Tutto bene, quindi? Non proprio.

I dati positivi sono certamente relativi agli approcci analitici macro, con Hsbc che dichiara, in una nota ufficiale riportata da MF, che “è all’orizzonte una ripresa generale dell’economia mondiale, con la conseguenza che i dati del quarto trimestre in Cina dovrebbero essere ancora più positivi”. Tuttavia, prosegue MF riportando i dati di Marketwatch.com, il sito del gruppo Wall Street Journal, “molti analisti e gli stessi mercati manifestano ancora preoccupazione per la debolezza che sta dimostrando la seconda economia al mondo” .

Barclays, ad esempio, ritiene che le prestazioni scarsamente brillanti del mercato azionario cinese “riflettono l’atteggiamento pragmatico degli investitori di fronte alle prospettive dei profitti nel settore corporate e alle politica governativa di allentamento monetario” (vedi anche il nostro focus: investimenti in yuan maggiori di quelli in euro). Capital Economics rincara la dose, e afferma che il 2013 sarà un anno molto difficile per la Cina e che le elevate aspettative ufficiali di crescita saranno difficilmente raggiunte. Sempre secondo Capital Economics, conclude poi MF, “la ripresa scemerà nel 2013, trainata al ribasso da un rallentamento nel settore privato degli investimenti e nel progressivo raffreddamento del real estate. La Cina avrà quindi bisogno di uno stimolo suplettivo, anche perché la debolezza dell’economia mondiale (la società londinese prevede addirittura un peggioramento della zona Euro) colpirà di nuovo le esportazioni”.