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Monete complementari: il circuito BexB

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 C’è chi lo chiama baratto, ma forse è una definizione non troppo appropriata. Da ben dodici anni a Brescia è stato introdoto BexB, acronimo che sta a indicare il Business Exchange Business, vale a dire il network che ha introdotto una valida moneta complementare nella città lombarda (vedi anche Anche Bergamo pensa a una sua moneta complementare). L’iniziativa è nata alla luce delle grandi e crescenti difficoltà delle aziende del luogo, sempre più impossibilitate a ottenere denaro liquido, utile per gli investimenti e per il finanziamento dei lavori.

Con BexB l’economia ha ricominciato a muoversi, con i dipendenti attivi e una speranza in più per il futuro. Il funzionamento di tale sistema è presto detto. In pratica, in questo arco di tempo sono entrate a far parte del circuito più di 2.500 imprese che svolgono la loro attività in tutta Italia (abbonarsi al network costa tra i 1.300 e i 6mila euro). L’obiettivo specifico è quello di riconsegnare a chi si è associato il denaro e il potere d’acquisto giusti per la produttività, un modo per sostenere l’aumento delle vendite e il loro sviluppo. Questo vuol dire che le aziende provvedono a offrire i loro beni, servizi e prodotti, ottenendo in cambio soldi e la possibilità di saldare i lavori con un altro prodotto, una sorta di compensazione dunque.

La complessità non sembra essere di casa, soprattutto quando si ha a che fare con dei settori che possono avere molto in comune tra loro. Può servire circa un anno prima della corresponsione del debito, pertanto la mission consiste nel consentire a ogni soggetto di onorare il lavoro svolto dall’altra impresa grazie a quello che è in grado di produrre. Finora sono stati superati i settanta milioni di euro per quel che riguarda le transazioni complessive. Il gradimento del progetto può essere considerato alto, con una buona rappresentanza, come è normale che sia, delle aziende della provincia di Brescia (circa trecento per la precisione).