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Moody’s boccia Fondo Salva Stati

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 L’agenzia di rating Moody’s ha bocciato il Fondo Salva Stati. Gli analisti della società americana hanno infatti tolto la tripla A dal meccanismo varato dall’UE, integrandolo con un outlook negativo sul futuro. L’Efsf dà così addio al voto massimo nella scala di valori di Moody’s, a causa – si legge in una nota dell’istituto – del taglio del rating subito dalla Francia, Paese che ha a sua volta perso la tripla A, accontentandosi di un più modesto – ma invidiabile! – AA1.

Una scelta, quella di Moody’s, definita “difficile da capire” dal numero uno del Fondo, Klaus Regling, che ha commentato negativamente il downgrading dell’agenzia Moody’s al fondo salva stati dell’eurozona. “Ma la mossa” – ricorda doverosamente La Repubblica – “era in realtà attesa, dopo lo storico downgrade della Francia, anch’essa privata della ‘tripla A’. La stessa agenzia internazionale aveva ammonito su un “effetto Parigi” che si sarebbe potuto abbattere su Esm ed Efsf, di cui i francesi sono i principali contributori insieme alla Germania Del resto – spiegano ora gli analisti di Moody’s – il declassamento della Francia riflette la convinzione dell’agenzia che ci troviamo di fronte a una “diminuzione delle certezze” per quel che riguarda il rispetto degli impegni finanziari assunti dagli Stati, tra cui quello di garantire i meccanismi di stabilità messi in piedi per venire incontro ai Paesi in difficoltà dell’Eurozona”.

Il peggio potrebbe addirittura non esser finito, visto e considerato che nello scenario – definito comunque “improbabile” – che la Francia non riesca a far fronte ai proprio obblighi su fronte del finanziamento del fondo, “c’è una ragionevole possibilità che altri Paesi senza la ‘tripla A’ seguano la stessa strada”.

Il downgrade, continua ancora Moody’s (qui il nostro approfondimento completo sulle stime 2012 – 2013), non nuoce comunque al buon giudizio di rating di Esm e Efsf, che rimane molto elevato grazie alla bassa capacità finanziaria (prestiti fino a 500 miliardi di euro) e per la buona capacità di credito dei Paesi membri, pur deteriorata negli ultimi tempi.