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I movimenti delle principali valute dopo la Brexit

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E Brexit fu. Il referendum del 23 giugno nel Regno Unito ha decretato la vittoria del Leave; vittoria che cambia le carte in tavola e lascia presagire una rivoluzione sui mercati.

Euro, Dollaro, Sterlina e Yen non stanno a guardare. Cosa succederà? Nel breve periodo, dopo una serie di sedute poco edificanti e molto nocive, potrebbero esservi ampi margini di incertezza, causati soprattutto dall’insorgere di dubbi sui modi e sui tempi dell’uscita, a loro volta agevolati dalle criticità interne al governo Cameron (e non solo) e alle scelte delle autorità di politica economica.

La Sterlina intanto, come ampiamente prevedibile, è crollata di oltre il 12% nei confronti del dollaro, scendendo da 1,50 a 1,32 GBP/USD, e del 9% contro euro. Come prevedibile, la correzione contro euro è stata inferiore rispetto a quella del dollaro, poiché quanto accaduto ha comunque generato influenze anche all’interno dell’Eurozona (e di fatti la valuta unica ha ritracciato rispetto alla valuta verde).

Così gli esperti:

A questo punto, gli occhi sono tutti incentrati sui comportamenti futuri della Gran Bretagna, con l’economia britannica che sarà presumibilmente molto penalizzata (e comunque di più di quanto lo sarà quelal dell’Eurozona), con una crescita più bassa e il rischio di recessione, e un’inflazione più severa. A quel punto, la Bank of England dovrà decidere se privilegiare la crescita, aumentando quindi lo stimolo monetario (attraverso una o più iniziative prevedibili, come il taglio dei tassi di interesse di riferimento e l’aumento del quantitative easing), o scegliere di contrastare la salita dell’inflazione, che ora è abbastanza prevedibile, andando ad aumentare i tassi. Tra le due strade evidentemente divergenti, per il momento gli analisti sembrano preferire la prima.

Dunque, già alla prossima riunione BoE del 14luglio, non sono esclusi tagli dei tassi. Complessivamente, è possibile che la sterlina possa scendere ancora, a meno che non si verifichino alcune condizioni favorevoli, come la stabilizzazione (la flessione sembra essere un’ipotesi improbabile) dell’avversione al rischio, e una risposta concreta della BoE che, allentando la politica monetaria, possa contenere le ripercussioni negative sulla crescita, andando a minimizzare il rischio di impennata dell’inflazione.