Home Economia La Norvegia non tollererà altri guadagni della corona

La Norvegia non tollererà altri guadagni della corona

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 Secondo quanto affermato dal governatore della Norges Bank, Jan Fredrik Qvigstad, non saranno accettati ulteriori rafforzamenti da parte della corona norvegese: insomma, tutti gli speculatori dell’economia nordica sono stati avvertiti in maniera chiara. Secondo Qvigstad, i rialzi della valuta in questione non sono altro che il pretesto per un minore tasso di interesse. La corona è interessata attualmente da un’ampia volatilità ed è proprio per questo motivo che è complicato trarre profitto da un suo apprezzamento. La banca centrale ha deciso di mantenere invariato il tasso di interesse principale all’1,5% proprio nel corso della giornata di ieri.

I tagli dal mese di dicembre in poi erano stati azzardati per frenare la corsa di questa moneta, i cui guadagni hanno ostacolato in maniera evidente le esportazioni. Nell’ipotesi di ulteriori apprezzamenti nei prossimi giorni, il mese di ottobre dovrebbe essere decisivo per l’annuncio dell’istituto di una proroga per quel che riguarda il prossimo aumento dei prezzi. Tra l’altro, il tasso di cambio correlato alle importazioni della corona norvegese è decisamente più alto rispetto a quanto era stato preventivato lo scorso mese di giugno.

Uno degli ultimi ribassi di cui si ha memoria è purtroppo legato a un evento molto triste, vale a dire gli attentati dell’estate del 2011, fatti sconvolgenti che avevano provocato il deprezzamento della divisa scandinava. In aggiunta, il rialzo dei tassi interesse dovrebbe essere accompagnato da altri eventi macroeconomici, come avvenuto tre anni fa, in occasione del rally di diverse materie prime. L’ultimo rialzo della corona è stato la conseguenza delle indicazioni dei policy makers, con un guadagno di oltre sei punti percentuali nei confronti dell’euro (si tratta di dati che partono da gennaio) e del 2,8% rispetto al dollaro americano. Una corona così forte, comunque, a mantenuto sotto stretto controllo il tasso di inflazione, tanto che a luglio questo valore si era ridotto fino a 1,3 punti percentuali.