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Politica cambi euro

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 Secondo la Francia l’euro è troppo forte e – di conseguenza – rischia di danneggiare l’economia dell’unione monetaria scoraggiando le esportazioni. Secondo il presidente François Hollande è pertanto giunto il momento di avviare una politica di cambio che sia maggiormente al servizio dell’economia. Una posizione che non ha lasciato certamente indifferenti le altri parti europee, con la Germani che si è detta subito contraria all’assoggettamento dell’euro a una fase di debolezza.

In particolare, affermava pochi giorni fa Hollande, “l’Europa si vanta, giustamente, di essere un grande mercato. Ma lo difende male, di fronte alle concorrenze sleali, e lascia che la propria moneta sia vulnerabile agli andamenti irrazionali, in un senso o nell’altro” – ha poi aggiunto, lasciando intendere il gradimento verso uno scenario di deprezzamento (vedi anche Giudizi Ocse su banche Francia e Germania).

“Dobbiamo riflettere” – ha poi aggiunto il presidente francese – “sul posto dell’euro nel mondo, perché non può fluttuare secondo gli umori del mercato. Una zona monetaria deve avere una politica di cambio, se non vuole vedersi imporre una parità che non corrisponde alla situazione reale della sua economia. Non si tratta di assegnare dall’esterno un obiettivo alla Banca centrale, che è indipendente, ma di avviare l’indispensabile riforma del sistema monetario internazionale. Altrimenti ci troviamo nella condizione di chiedere ai Paesi di fare degli sforzi di competitività che sono annullati dalla valorizzazione dell’euro”.

“Non possiamo” – ha poi concluso in merito all’euro il presidente francese – “limitarci a constatare l’apprezzamento dell’euro e di volta in volta gioire o dispiacerci. Certo, un tasso di cambio non si fissa per decreto. Ma la zona euro deve darsi un obiettivo di cambio a medio termine che sia compatibile con l’economia reale. Paesi come gli Stati Uniti e la Cina utilizzano anche il cambio a sostegno della crescita, quindi dobbiamo agire a livello internazionale per difendere i nostri interessi” (vedi anche Moody’s boccia Fondo Salva Stati).

Una posizione che – come affermato – non ha lasciato indifferenti le altri parti oppositrici, come Berlino, che ricorda che la Bce non può intervenire a influenzare il tasso di cambio ma ha, come obiettivo, il contenimento e la guida dell’inflazione.