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Portogallo, la nuova Grecia

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 Venerdì scorso, l’euro è riuscito ad evitare perdite catastrofiche, quando i funzionari dell’UE hanno dato il loro segnale di via al secondo pacchetto di salvataggio della Grecia, dopo la conclusione del programma di swap del debito del paese.

Che importa se l’International Swaps and Derivatives Association (ISDA) ha dichiarato un evento di credito (credit event) e le agenzie di rating hanno decretato il default della Grecia? Il paese sarà ancora in grado di pagare i propri debiti, almeno per ora…e almeno così sembra. Il problema è che il caso può costituire un precedente per altri paesi europei. Ad esempio, le economie in situazione finanziarie difficili, possono ora sperare in un salvataggio simile, ovviamente dietro “solenne promessa” di adottare adeguate misure di austerità, quale contropartita. Ed acnora, i governi possono ora facilmente attivare le loro clausole di azione collettiva (CAC), quando vi è il rischio di un default.

Ma chi sono i prossimi probabili candidati ad affronatre una crisi sul modello della tagedia vissuta dalla Grecia? In cima alla lista si colloca sicuramente il Portogallo, gravemente malato. Sembra che gli investitori si stiano rendendo conto che il Portogallo sta marciando sulla stessa strada della Grecia. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI) perché il paese possa mantenere stabile il proprio debito, è necessario che produca un avanzo primario di bilancio pari a circa il 2% del PIL del Portogallo – un obiettivo importante che è stato conseguito solo tre volte negli ultimi 17 anni.

Nemmeno il tasso di crescita economica del Portogallo sembra aiutare. L’economia ha continuato a contrarsi negli ultimi tre mesi del 2011, mostrando un calo del PIL del 2,8%, contro tutte le attese e le previsioni più rosee. Questo ha trascinato il PIL a -1,6% nel 2011, dopo una crescita dell’1,4% regsitrata nel 2010.

I guru del mercato sostengono che il Portogallo ha bisogno di una sana industria dell’esportazione al fine di compensare l’impatto sulla crescita di tasse più elevate e tagli alla spesa . Ma la Spagna, che rappresenta il principale mercato dell’export per il Portogallo, sta affrontando seri problemi di crescita e ciò è motivo di ulteriore preoccupazione per gli analisti. I rendimenti dei titoli pubblici  a dieci anni sono ancora oltre il 13% (hanno toccato il livello record di oltre il 18% alla fine di gennaio), livelli insostenibili per le fragili finanze pubbliche del paese, mentre quelli dei titoli biennali si attestano al 12,50%.

Nel frattempo, anche l’Irlanda potrebbe avere bisogno di un margine di manovra più ampio per affrontare la propria situazione interna . Poco più di un anno fa, la banca centrale irlandese ha ottenuto un prestito di 30 miliardi di euro dalla Banca centrale europea (BCE) per garantire il salvataggio di una della più grandi banche commerciali del paese. Questo significa che per ciascuno dei prossimi quindici anni, la banca centrale irlandese dovrà versare 3 miliardi di euro per onorare il proprio debito!

Il salvataggio greco potrebbe aver rilanciato il sentiment del mercato, infondendo nuova fiducia, ma probabilmente questo stato di grazia non durerà. Venerdì scorso, quando l’avversione al rischio ha colpito non solo l’euro, ma anche le altre valute europee, se ne è avuta una dimostrazione. Il fatto è che i fondamentali non sono davvero cambiati e la situazione del debito nella zona euro, salvo per il salvataggio greco, è sempre la stessa. Sarà il Portogallo a sperimentare la stessa sorte della Grecia?

2 Commenti

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