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Pressione fiscale italiana al 55 per cento

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 La pressione fiscale italiana, nel corso dei prossimi anni, rischia concretamente di raggiungere il 55 per cento. Ad affermarlo è il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, durante una recente audizione nella commissione Finanze della Camera sulla delega fiscale, nella quale il numero 1 della Confederazione degli industriali ha avuto modo di affermare che “nell’ipotesi della completa attuazione di tutte le misure fiscali previste dalle ultime manovre finanziarie, la pressione fiscale italiana si collocherebbe nei prossimi anni intorno al 45% rispetto al 42,1% del 2011”, ed in grado “diventare quasi il 55% se il calcolo viene fatto sottraendo il Pil sommerso”.

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, Squinzi avrebbe altresì affermato di non poter “che esprimere un giudizio positivo sulla lagge delega per la riforma del sistema fiscale”, per poi aggiungere come “per il nostro sistema economico questa riforma può rappresentare un fattore fondamentale per far ripartire la crescita” (qui il focus sulla crescita economica italiana secondo i dati di ISP). Squinzi ha altresì richiesto a Parlamento e Governo tempi rapidi per l’approvazione della delega fiscale, ricordando che la riforma del fisco é “a costo zero per la finanza pubblica” e che può “dare un enorme contributo in termini di stabilità, certezza e semplificazione del sistema fiscale”.

Sempre stando a quanto riportato dal quotidiano economico finanziario, “preoccupazione suscitano le ipotesi di intervento in materia di tassazione ambientale (…) Occorre evitare che tali misure producano un incremento dei costi energetici delle imprese italiane, già tra i più elevati dell’Unione europea, con un effetto negativo sulla crescita”.

Quindi, Squinzi ha rivolto l’attenzione sull’intesa con i sindacati sulla produttività, che secondo il presidente di Confindustria arriverà “a giorni, al massimo entro qualche settimana”.

“Io sono in difficoltà a parlare di Fiat, come presidente di Confindustria, perché Fiat praticamente non é più un associato di Confindustria. Da imprenditore e da cittadino italiano ritengo che sia molto importante che ci sia un colloquio tra il Governo e la Fiat, perché Fiat é un pezzo importante del sistema manifatturiero italiano, e un grande paese industriale non può non avere una forte industria automobilistica” – ha infine dichiarato Squinzi in merito alle trattative tra il governo e l’azienda torinese.

Vedi anche il nostro approfondimento sui conti pubblici italiani 2013.