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Il successo crescente dello Scec

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 Tra le tante monete “parallele” e complementari che circolano nel nostro paese, forse una delle più note è lo Scec: l’acronimo in questione sta a indicare la Solidarietà che Cammina, un nome che fa ben capire i suoi obiettivi. L’emissione e la distribuzione viene garantita in maniera del tutto gratuita dall’Associazione Arcipelago Scec, anche se quest’ultima ha voluto precisare che non si tratta di una valuta vera e propria. In effetti, si dovrebbe parlare più propriamente di buoni locali, una sorta di accordo tra i cittadini, le imprese, i professionisti e gli enti locali, in modo da supportare e agevolare lo scambio di beni e servizi, riducendo il prezzo finale.

Il successo di questa iniziativa è testimoniato dagli ultimi dati di cui si è in possesso. In particolare, sono state calcolate quindicimila persone e tremila esercizi commerciali per quel che concerne l’utilizzo dello Scec. La pratica è diffusa e ha alcuni modelli con cui confrontarsi: ad esempio, lo scorso mese di settembre la città di Bristol ha adottato la propria sterlina. Lo stesso discorso, poi, può essere fatto per le monete alternative del Brasile, il cui funzionamento è praticamente identico.

Lo Scec si è diffuso soprattutto a Napoli, tanto è vero che nella città partenopea e nella sua intera provincia si possono contare al giorno d’oggi quattrocento commercianti che hanno aderito; se si guarda, poi, a Roma, si scopre che un intero Municipio, il IV per la precisione, ha approvato in via ufficiale questo progetto, con le strutture che sono attrezzate sia per la distribuzione che per la relativa assistenza. Il sistema è semplice da spiegare. Quando ci si iscrive all’associazione si ricevono cento Scec: gli accettatori che sono iscritti (commercianti, artigiani e professionisti) indicano in modo del tutto libero qual è la percentuale effettiva di accettazione dei buoni, la quale è di solito compresa tra un minimo del 5% e un massimo del 30%.