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Nuovi tassi dopo Libor e Euribor

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 I numerosi scandali degli ultimi tempi hanno minato la credibilità dei principali attuali indicatori interbancari, come Libor ed Euribor. In grado di definire attendibilmente gli interessi da corrispondere su prestiti, mutui e conti correnti, i tassi interbancari stanno attraversando la loro ultima fase di diffusione, utile per favorire l’introduzione di un nuovo tasso interbancario, maggiormente controllato e trasparente, e non certo lasciato in balia delle banche.

Come già anticipato, a dare la spallata definitiva alla stabilità dei tassi interbancari attualmente in vigore sono stati gli scandali degli ultimi tempi. “Il Libor e i suoi cugini più poveri, dall’Euribor in giù, sarà ricordato come una delle vittime della crisi bancaria del 2008, sparito nel buco lasciato dai derivati e dalla speculazione immobiliare, un immenso casinò dalle carte spesso truccate” – commentava in proposito La Repubblica – “Il London Interbank offered rate era già di per sé uno strano residuato di un periodo in cui poche persone decidevano i destini della finanza mondiale: solo 15 banche che operavano sulla piazza di Londra e New York erano coinvolte in un sondaggio telefonico mattutino sul costo del capitale praticato sui prestiti interbancari. Di questi solo la metà “centrale” veniva utilizzata per fare media e determinare il tasso ufficiale pubblicato ogni giorno. In pratica, 6-7 persone bastavano a definire le prossime rate dei mutui o il costo di un fido da Seattle a Sydney, su contratti che si stima valessero 350 mila miliardi di dollari (6-7 volte il Pil mondiale)”.

Sulla base delle indagini finora condotte, è emerso che alcune banche si accordavano su quali numeri imporre al mercato. Era sufficiente variare pochi centesimi di punto percentuale per favorire i singoli istituti di credito, redendo in tal modo il Libor un facile strumento di “piacere” nelle mani dei banchieri (vedi anche Liborgate: terremoto finanziario globale).

Insomma, è ben chiaro che qualcosa debba cambiare. Ma quali sono le alternative? A dir la verità, qualche candidato a riempire il vuoto c’è già: “in prima fila le agenzie d’informazione finanziaria come Bloomberg e Thomson Reuters, seguono le società di Borsa che stilano gli indici dei loro mercati (Ftse, Nyse)” – commentava ancora il quotidiano – “L’idea è di sostituire “il sondaggio” tra gli operatori con un meccanismo che rifletta almeno in parte le reali transazioni sul mercato interbancario, esattamente come succede per gli altri titoli i cui prezzi di Borsa derivano solo dai contratti chiusi. Le banche sembrano restie a creare delle banche dati esterne sui loro movimenti di capitale. Qualunque meccanismo s’imporrà sarà indigesto ai colossi della finanza: affidarsi ai giornalisti finanziari o rinunciare ad ogni autonomia per vedere definiti i tassi dalle banche centrali”.