Home Bce Stop prestiti BCE a banche greche

Stop prestiti BCE a banche greche

0

 La Banca Centrale Europea ha chiuso i rubinetti delle erogazioni creditizie nei confronti di alcune banche greche. L’istituto monetario guidato dal presidente Mario Draghi sta infatti opportunamente scegliendo una strategia leggermente più prudente, optando per un contenimento del rischio, e “temporaneamente” interrompendo i finanziamenti alle aziende di credito greche, in vista di un chiarimento sulle intenzioni di Atene di rimanere o meno all’interno dell’eurozona.

La Banca Centrale Europea assume in tal modo un atteggiamento più attendista, confermando comunque di voler giocare un proprio importante ruolo nel tentativo di partecipare a un breve processo di ricapitalizzazione, che possa permettere alle banche greche di potersi riequilibrare, rientrando in possesso dei requisiti utili per poter avere accesso con regolarità al sistema di operazioni di rifinanziamento sull’Eurosistema.

Il tempismo con il quale avviene tale scelta strategica da parte della banca Centrale Europea non è d’altronde casuale. Pochi giorni fa, per la prima volta, Draghi aveva ammesso che uno scenario che sta acquisendo sempre più possibilità è quello relativo alla potenziale uscita della Grecia dall’unione monetaria. L’istituto monetario – aveva dichiarato in quella occasione Draghi – vuole comunque che Atene rimanga all’interno dell’eurozona.

PROBABILE USCITA DALL’EURO DELLA GRECIA

Considerato che l’ipotesi di cui sopra si fa sempre più probabile, la comunità finanziaria sembra spaccarsi in due, indecisa sul da farsi. “Un’uscita della Grecia sarebbe vista come un’assurdità” – ha dichiarato uno dei principali economisti della Standard Chartered Bank – “sebbene stia diventando lo scenario principale”. Atene fronteggerà la nuova sessione di elezioni politiche il 17 giugno.

Qualche giorno fa, il membro del consiglio BCE Patrick Honohan aveva dichiarato che l’uscita della Grecia dall’euro sarebbe una mossa “tecnicamente” gestibile senza che sia definitivamente danneggiata la fiducia nei confronti dell’unione monetaria. “Un avvenimento non molto attraente, ma non certo fatale per l’euro” – ha dichiarato l’economista.