Home Coppie Valute EUR/USD Cambio euro-dollaro a 1,28 dopo tassi BCE e payrolls Usa

Cambio euro-dollaro a 1,28 dopo tassi BCE e payrolls Usa

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 La scorsa settimana ha visto scendere in campo la BCE per l’annuncio dei tassi di interesse nell’area euro. Il costo del denaro è rimasto invariato allo 0,5% sul minimo di sempre, ma il governatore Mario Draghi ha sottolineato che la politica monetaria dell’area euro resterà accomodante ancora per molto tempo. I tassi di interesse resteranno fermi, o saranno addirittura tagliati ancora, per almeno altri dodici mesi. Negli Stati Uniti, invece, è già stata tracciata la road map per uscire dalla politica monetaria non convenzionale che si protrae da oltre 4 anni.

Sul forex la reazione dell’euro è stata negativa, appesantita ancora di più dall’ottimo dato dei non-farm payrolls di venerdì. I nuovi occupati nel settore non agricolo negli Usa sono cresciuti a +195mila unità, facendo meglio delle attese. Resta invariato, invece, al 7,6% il tasso di disoccupzione, anche se gli analisti si aspettavano una lieve diminuzione al 7,5%. Sul forex il tasso di cambio euro-dollaro è crollato fino a 1,2805.

STERLINA IN PROFONDO ROSSO DOPO TASSI BOE

Si tratta del livello più basso dell’ultimo mese e mezzo. A questo punto, in caso di breakout ribassista dell’area di supporto posta tra 1,28 e 1,2750, potrebbe iniziare un bear market per il cross che avrebbe una prima proiezione di breve periodo a 1,2660, ma entro fine anno potrebbe esserci il clamoroso ritorno in area 1,20, ovvero sui livelli più bassi da luglio 2012. Tuttavia, nel brevissimo periodo non va escluso completamente un rimbalzo tecnico fino a 1,2850 o addirittura 1,29. Sarebbe un movimento correttivo fisiologico, che potrebbe dare nuova forza al trend del dollaro americano.

Il biglietto verde resta molto comprato sul mercato forex, dimostrando grande forza anche contro yen, sterlina, franco svizzero, dollaro australiano, dollaro neozelandese, dollaro canadese e le valute dei paesi emergenti. Il graduale, ma costante, miglioramento dell’economia a stelle e strisce dovrebbe favorire il piano di exit strategy della FED e consegnare al mercato forex un dollaro sempre più forte.