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Aiuti Europa: perchè l’Italia non è la Spagna

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 L’Italia non è la Spagna, e Roma non chiederà aiuti all’Europa, poiché una richiesta genererebbe una perdita di credibilità. Ad affermarlo è Vittorio Grilli, che sottolinea come la richiesta di aiuti anti-spread “avrebbe un costo altissimo: perderemmo la nostra credibilità perché tutti penserebbero che abbiamo nascosto qualcosa e che i nostri conti non sono in ordine”. Ma è davvero così? E perchè l’esponente del governo è così convinto che le condizioni del nostro Paese non hanno niente a che vedere con quelle di Madrid?

“Tra Italia e Spagna non ci sono connessioni dirette, né tecnicamente né politicamente” – afferma il quotidiano La Repubblica – “Il fatto che Mario Monti e Mariano Rajoy abbiano approfondito a più riprese la questione del cosiddetto “memorandum” da sottoscrivere per la richiesta di aiuti non lega affatto i destini dei due Paesi perché le rispettive condizioni economiche non sono assimilabili. Questa è la linea del governo di Roma. Ieri Grilli l’ha detto a Francoforte durante l’incontro con il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. E di questo ha parlato – presumibilmente – anche il premier Monti nei suoi incontri a New York, prima (lunedì notte) con il presidente Barack Obama, poi con il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, e con il ministro degli Esteri comunitario, Catherine Ashton, a margine del ricevimento per l’inaugurazione della nuova sede della delegazione europea presso le Nazioni Unite”

Pertanto, dopo la Spagna (qui il nostro focus sugli stress test delle banche spagnole) non toccherà all’Italia rivolgersi alla Banca Centrale Europea. Monti vuole infatti puntare sulla stabilità finanziaria, sulla possibilità di realizzare le riforme e implementarle sul breve termine, creando le condizioni affinchè il governo del 2013 possa rispettare agli impegni presi con gli altri partner europei. “Certo la mossa di Madrid – se arriverà – sarà decisiva per verificare se effettivamente la politica (in testa quella che si decide a Berlino) sia pronta ad assecondare l’uso “illimitato” di risorse di cui ha parlato all’inizio di settembre il presidente dell’Eurotower Draghi fermando le speculazione sulla moneta unica” – conclude La Repubblica.