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Julia Gillard potrebbe chiedere la conversione diretta AUD-CNY

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 Il premier australiano Julia Gillard potrebbe intavolare una trattativa volta a rendere possibile la conversione dei dollari australiani in yuan in occasione della sua visita in Cina la prossima settimana. In effetti, la stessa Gillard si recherà nell’ex Impero Celeste in occasione del Boao Forum, previsto tra il 6 e l’8 aprile prossimi, senza dimenticare le sue visite a città importanti come Pechino e Shanghai. È stato un giornale della nazione oceaniana a riportare tale notizia, senza però specificare da chi ha ottenuto l’informazione.

Il portavoce del premier, Darrin Barnett, ha confermato la partecipazione al forum, ma non ha voluto commentare le indiscrezioni circa la conversione valutaria tra aussie e renminbi (vedi anche Prosegue il momento negativo del dollaro australiano). Bisogna comunque ricordare che la Cina è rimasta il principale partner commerciale dell’Australia per tutto il mese di gennaio, nonostante le transazioni in questione siano scese sotto i dieci miliardi di dollari australiani, il livello più basso dallo scorso mese di settembre, stando almeno ai dati forniti dall’ufficio statistico di Canberra. Il settore imprenditoriale australiano, inoltre, è alla ricerca di un accordo fondamentale, il cui obiettivo sarà quello di ridurre i costi complessivi.

Intanto, proprio ieri si è conclusa la settimana di contrattazioni. Ebbene, Aussie è stato protagonista di una chiusura a quota 1,0419 dollari americani presso la Borsa di Sydney. Tra l’altro, questa valuta è risultata in crescita dell’1,8% lo scorso anno rispetto alla moneta verde, grazie soprattutto alla domanda di risorse minerarie e non solo che provengono dalla Cina e dall’India. D’altronde, l’internazionalizzazione dello yuan è un fenomeno che riguarda molto da vicino le imprese dell’Australia e la sua economia nazionale, come confermato più volte anche dal Ministero delle Finanze. Giusto un anno fa, infine, le banche centrali dei due paesi hanno siglato un accordo valutario da trenta miliardi di dollari australiani per assicurare la disponibilità di capitale tra i partner commerciali.