Home Economia In Malesia fanno discutere i tassi di cambio manipolati

In Malesia fanno discutere i tassi di cambio manipolati

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 La banca centrale della Malesia ha ordinato agli istituti di credito del paese asiatico di interrompere immediatamente l’utilizzo del tasso di cambio di riferimento, dopo che sono aumentati i sospetti circa la manipolazione dello stesso da parte dei trader valutari di Singapore. Il cambio in questione a cui si riferisce Bank Negara Malaysia si chiama ABSIRFIX01 ed è selezionato da un gruppo di banche singaporegne: in pratica, tale riferimento viene sfruttato per quotare i contratti Forex che coinvolgono il ringgit, la valuta ufficiale malese.

Al contrario, le banche domestiche dovranno sfruttare un tasso alternativo (MYRFIX02), il quale viene istituito in patria e che si basa sulle quotazioni interne. Il funzionamento è dunque lo stesso, ma la banca centrale preferisce affidarsi soltanto al secondo. Tra l’altro, le ultime quotazioni monetarie interne non sono state negative, anzi a fine 2012 il ringgit era in recupero sul dollaro grazie al fiscal cliff. Ora però si è scoperto, grazie all’indagine condotta dalla Autorità Monetaria di Singapore, che molti trader erano soliti influenzare il tasso di cambio della divisa, come anche accaduto per altre valute del continente asiatico, in primis la rupia indonesiana e il baht thailandese. Le verifiche sono cominciate lo scorso mese di settembre e si stanno avvalendo di collaborazioni proficue.

Secondo la stessa Autorità Monetaria, le banche dovrebbero adottare delle azioni disciplinari appropriate contro le irregolarità di cui si sta parlando. I tassi sotto investigazione sono stati stabiliti da un panel composto da diciassette banche, tra cui figurano nomi noti come ad esempio Deutsche Bank, Ubs e Standard Chartered. Compagnie e istituti sono soliti sfruttare riferimenti del genere proprio per speculare sulla direzione di una determinata valuta. L’ordine di Bank Negara ha così interrotto una pratica che è meglio conosciuta con una locuzione anglosassone, ovvero “trading against the fix”. L’offshore non sarà più consentito, onde evitare situazioni spiacevoli e dannose per l’economia locale.