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Aussie e Rand sudafricano soffrono il calo delle commodity

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 E’ una fase molto delicata per le cosiddette “commodity currencies”, ovvero quelle monete molto influenzate dall’andamento dei prezzi delle materie prime come il dollaro australiano, il dollaro neozelandese, il dollaro canadese e il rand sudafricano. Il ritorno delle vendite su alcune materie prime, tra cui l’oro e l’argento, sta mettendo in difficoltà soprattutto la valuta australiana e quella sudafricana. Il trend ribassista dell’Aussie è particolarmente rilevante, considerando che il cross Aud/Usd è crollato da 1,03 a 0,98 nel giro di dieci giorni perdendo più del 5%.

La caduta verticale dell’Aussie è riconducibile anche alla debolezza dell’economia australiana, che risente dei problemi legati alle finanze pubbliche e del recente taglio delle stime sull’anno fiscale in corso effettuato dal governo di Canberra. Inoltre, la Reserve Bank of Australia (RBA) è stata costretta a portare i tassi di interesse al minimo storico del 2,75%, allo scopo di stimolare l’economia e per provare a limitare la dipendenza dall’export di materie prime.

A penalizzare il dollaro australiano è senza dubbio anche la debolezza delle principali commodity. Mentre l’oro torna sotto 1.400 dollari ai minimi da 4 settimane, scendendo fin sotto 1.370 dollari l’oncia, sul forex il tasso di cambio Aud/Usd è crollato fino a poco sotto 0,98 toccando il minimo più basso da giugno 2012. Male anche il dollaro neozelandese, che risente anche delle recenti dichiarazioni della banca centrale sulla possibilità di interventi a mercati aperti per frenare l’apprezzamento della valuta. Il cross Nzd/Usd è sceso fin sotto 0,8150 ai minimi da novembre 2012.

Mentre il dollaro australiano perde appeal sul forex, non se la passa particolarmente bene nemmeno il rand sudafricano. Infatti, il cross Usd/Zar è salito sui massimi da aprile 2009 a 9,38. Da inizio mese ha già messo a segno una performance del 4%. Secondo Adam Cole, chief currency strategist di Rbc Capital Markets a Londra, “queste valute stanno performando peggio perché la forza del dollaro si sta trasmettendo ai prezzi delle commodity”.