Home Mercati Emergenti Le preoccupazioni valutarie di Thailandia e Corea del Sud

Le preoccupazioni valutarie di Thailandia e Corea del Sud

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 La Corea del Sud non ha usato mezzi termini e ha avvertito della possibile introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie nel corso dei prossimi mesi: allo stesso tempo, la Thailandia si è detta preoccupata per gli apprezzamenti eccessivi della propria valuta, il baht, vista l’influenza negativa che tali performance esercitano sulle esportazioni. I governi in questione rappresentano due delle quattro “tigri asiatiche” che sono finite vittima dei deflussi della speculazione monetaria dell’ultima parte degli anni Novanta.

A distanza di tanti anni, ora stanno temendo seriamente per i risvolti che i rialzi valutari potrebbero avere sulle politiche future. Come è noto, i policy makers delle nazioni più sviluppate, in primis gli Stati Uniti e il Giappone, stanno agendo con una certa aggressività per stampare più moneta possibile e accelerare il recupero dalla crisi economica. Di conseguenza, sia lo yen che il dollaro si sono indeboliti in maniera evidente, mentre l’esatto opposto è avvenuto in mercati emergenti (appunto la Corea e la Thailandia, ma anche il Messico), rendendo meno competitivo il loro export e minacciando seriamente la stabilizzazione degli assets finanziari. Il governo di Seul è dunque pronto a chiedere espressamente alle società controllate dallo Stato di porre un freno ai prestiti provenienti dall’estero e di aumentare la volatilità nei mercati Forex tramite un intenso trading in strumenti derivati.

Una misura simile alla Tobin Tax sembra una ipotesi remota, ma comunque bisognerà prendere in considerazione degli strumenti che siano in grado di speculare sul won. Per quel che riguarda il governo di Bangkok, invece, il ministro delle Finanze Kittirat Na Ranong ha fatto sapere come il premier Yingluck Shinawatra sia preoccupato per la situazione attuale, dunque bisognerà discutere intensamente sulle misure più urgenti da adottare. Il baht è molto vicino in questo preciso momento storico al suo picco più alto degli ultimi diciassette mesi e ha già guadagnato tre punti percentuali rispetto al dollaro nel 2013.