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Fed falco: taglio al bilancio e rialzi dei tassi

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È senza dubbio una posizione da falco quella della Fed americana: la Federal Reserve sembra infatti essere pronta a stringere ancora i cordoni della borsa e a farlo a breve termine. Tra tagli al bilancio e i tassi d’interesse.

Riduzione del portafoglio titoli è previsto

Gli esperti pensano che tutto ciò avverrà in corrispondenza della riunione della banca centrale americana prevista per il prossimo 3-4 maggio, e che in quel momento inizierà definitivamente la riduzione del portafoglio titoli che al momento è pari a 8.900 miliardi.

Il ritmo sarà sostenuto: gli analisti pensano che si potrebbe a regime entro i tre mesi o poco più a 95 miliardi mensili composti da 35 miliardi di mortgage backed securities e 60 miliardi di titoli di Stato.

Ciò che è emerso dall’ultimo incontro della Fed tenutosi in questi giorni è che la maggior parte di coloro che hanno preso parte al Comitato di Politica monetaria (FOMC) sarebbe stato d’accordo nell’alzare i tassi dello 0,50% e non dello 0,25% sul quale poi si è puntato in definitiva, a causa dell’incertezza data dalla crisi derivante dall’attacco della Russia contro l’Ucraina.

Nonostante questa “battuta di arresto” non viene escluso che i prossimi rialzi saranno di entità raddoppiata e quindi pari allo 0,50%.

Atteggiamento da falco della FED

Questo atteggiamento da falco era comunque parte di ciò che si aspettavano i mercati che erano già stati “avvertiti” di questa possibilità e in tal senso le parole della vicepresidente della Federal Reserve non lasciano molto spazio ai dubbi dato che ha sottolineato come la comunicazione dell’istituto centrale “ha avuto come esito ampie aspettative di mercato per un rapido aumento dei tassi verso il livello naturale“.

Un livello naturale che corrisponderebbe al 2,25-2,50% . E se l’inflazione sembrerebbe essere in questo momento “incanalata” nel volere di Jerome Powell e della Fed, deve essere tenuto da conto che pur essendosi irrigidite le condizioni finanziare, come indicato dall’indice della Fed di Chicago, le stesse rimangono comunque a livelli che in gergo vengono segnate come da “lowflation”. Un tipo di reazione questo, caratterizzato da lentezza che è un dato aspettato dagli analisti, ma che indica allo stesso tempo che la Fed, se vuole raggiungere gli obiettivi che si è prefissata, deve agire e non parlare.

Prendendo in considerazione l’inflazione, il suo aumento negli Stati Uniti è caratteristico di tutti i settori a differenza di quel che sta ancora accadendo in Europa ed è pari al 6,35%. E l’indice PCE, osservato speciale della Federal reserve ha un core del 5,40% rispetto a un obiettivo medio del 2%. Importante: in questo caso ha una componente importante legata alla domanda.