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Investire sul forex seguendo le mosse delle banche centrali

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 Per molto tempo le valute estere sono state uno strumento di investimento appannaggio dei soli investitori istituzionali. Da qualche anno il mercato si è aperto anche al piccolo risparmiatore retail, che ha cominciato a fare trading sul forex integrando i tradizionali asset in portafoglio (azioni, bond e commodity). L’accesso a questo mercato richiede grandi competenze e conoscenze tecniche. Ad ogni modo, dopo il crack di Lehman Brothers, il forex è stato sempre più governato dall’azione delle banche centrali che hanno influenzato sensibilmente l’andamento dei cambi.

Da qualche tempo sul mercato italiano sono arrivati i primi strumenti per investire sul forex, senza dover accedere direttamente al mercato (il cosiddetto “forex spot”) e quindi al trading speculativo. C’è la possibilità di esporsi sulle valute estere attraverso fondi di investimento specializzati in questa nicchia oppure attraverso i meno costosi Etf: si tratta degli Etn, ovvero cloni con effetto-leva che consentono di replicare l’andamento delle principali valute estere (euro, dollaro, yen, sterlina e così via).

GLI ACQUISTI DI BANK OF JAPAN FANNO CROLLARE LO YEN

Questi strumenti consentono al risparmiatore retail di guadagnare anche in caso di rialzo dell’euro. La moneta unica, nonostante la crisi del debito sovrano dei Piigs e la recente vicenda di Ciprio, ha guadagnato molto su dollaro, yen e sterlina dal luglio 2012, quando il cambio dell’euro era oltremodo depresso sui timori di default a catena e break-up dell’unione monetaria. Le politiche monetarie ultra-espansive delle banche centrali, in particolare la Fed e la Bank of Japan, hanno portato alla ribalta il forex agli occhi dei piccoli investitori: un mercato da 4mila miliardi di dollari di scambi giornalieri, il 25% assorbito soltanto dal cambio euro/dollaro.

Negli ultimi anni il forex è strettamente collegato alle mosse delle banche centrali, che hanno innescato una vera e propria “guerra delle valute”: svalutare la propria moneta per far ripartire l’export e quindi l’economia. Per il 2013 la valuta messa peggio resta lo yen, mentre su euro/dollaro la view è ribassista per molti broker: Ubs e BlackRock vedono il cambio a 1,20, Morgan Stanley a 1,26 a fine 2013 e a 1,24 a inizio 2014. La moneta del futuro è senza dubbio il renminbi, ma per ora la Cina non ha intenzione di far fluttuare la propria valuta liberamente sui mercati internazionali.