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Industria non manifatturiera Cina – dati maggio 2012

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 Sono estremamente deludenti i dati provenienti dalla Cina, con l’industria non manifatturiera che è cresciuta al ritmo più lento da un anno a questa parte. A nuocere gravemente alla tenuta del macro comparto è stato un declino negli ordini all’esportazione, e alla nuova debolezza dei dati sul mercato immobiliare, controbilanciati solo in parte dal settore delle vendite al dettaglio e dal leasing, come confermato da un’analisi ufficiale compiuta dall’Istituto Nazionale di Statistica della Cina.

Più nel dettaglio, l’istituto di Pechino afferma come l’indice di riferimento sia calato da quota 56,1 punti di aprile ai 55,2 punti di maggio, per il valore più debole dal marzo del 2011. Il report indica che la seconda economia più importante del mondo sta attraversando un periodo di profonda difficoltà, e quanto anche il gigante asiatico possa risentire in maniera non definitiva (ma comunque eccezionale) della crisi del debito sovrano europeo, che sta falcidiando la tenuta della domanda di esportazioni cinesi.

Ne consegue un generale peggioramento delle stime sulla crescita della produzione interna lorda del Paese, che JpMorgan Chase & co. vede in ribasso piuttosto deciso: la banca d’affari americana ha ridotto per la seconda volta in un mese le proprie previsioni sullo sviluppo economico del Paese asiatico, prevedendo ora un’espansione al 7,7 per cento, contro il 9,2 per cento del 2011.

UTILI SOCIETA’ CINESI IN CALO

“I dati statistici ora a disposizione” – commenta la ING Financial Markets – “rafforzando il messaggio che il rallentamento si è esteso dal settore manifatturiero al settore dei servizi. L’attuale fase di contrazione è molto più complicata da interpretare rispetto alla crisi finanziaria del 2008, e sta mettendo in seria difficoltà le autorità”.

“Le condizioni complessiva esterne sono molto negative, e difficilmente cambieranno nel breve termine” – ha commentato il segretario alle Finanze di Hong Kong, John Tsang, durante una recente intervista – “Se la Grecia dovesse uscire dall’eurozona, ciò avrebbe un impatto tremendo sull’Europa e sulla crescita globale”.