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Fed, tassi invariati: cosa pensano gli analisti

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La Fed ha lasciato i tassi di interesse invariati. Una decisione che molti si aspettavano. Cosa ne pensano però, in generale, gli analisti davanti a questa decisione annunciata da Jerome Powell?

Fed ragiona in base ai dati e nell’incertezza

La prima cosa da fare è tirare le somme di un periodo, ovvero l’ultimo trimestre, abbastanza agitato dal punto di vista economico. Non si può negare che la nomina di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti abbia creato scompiglio e non solo a livello nazionale.

La guerra commerciale portata avanti a suon di dazi sta peggiorando l’incertezza che era già presente nel contesto economico internazionale. E questo, ovviamente, tanto per la Fed quanto per le altre banche centrali porta a dover prendere decisioni di politica monetaria specifiche.

La Fed avrebbe approcciato cautamente un taglio dei tassi di interesse a prescindere da chi avesse vinto le elezioni. Il caso specifico ha portato a dover fare maggiore attenzione rispetto a quanto preventivato.

Ragione per la quale anche chi non è fortemente preparato in materia economica comprende che, se la Fed ha deciso di lasciare i tassi invariati, ha le sue buone ragioni. Tra le quali supportare il dollaro, in modo tale da continuare a sostenere più facilmente l’economia.

Analisti concordi nell’analisi

Basta sfogliare le reazioni dei diversi analisti per capire che tutti abbiano compreso come Jerome Powell e il FOMC non abbiano intenzione di spostare l’ago della bilancia. Soprattutto fino a che non ci sarà maggiore certezza in questo stato di elevata incertezza.

Uno dei primi a ribadirlo è Bank of America che sottolinea come in caso di mercato del lavoro stabile e inflazione in aumento, mancheranno le condizioni per un ulteriore taglio del costo del denaro nel 2025.

Anche Wells Fargo, attraverso il suo capo economista J. Bryson, sottolinea che la migliore linea d’azione per la Fed è proprio quella di aspettare che vi sia maggiore chiarezza in merito ai dazi, alla politica commerciale e alle conseguenze sull’economia americana.

Anche Macquarie sostiene che saranno l’inflazione e il mercato del lavoro a determinare il percorso di politica monetaria della Fed, soprattutto per via di una solida inflazione di fondo e un’importante incertezza.

Non è possibile, con un quadro simile, prevedere un taglio dei tassi. Capital Economics, la quale sostiene che i dazi daranno vita semplicemente a un modesto rallentamento del PIL americano, pensa comunque che il costo del denaro rimarrà invariato per tutto il 2025.

Anche la maggior parte degli analisti europei è concorde nel pensare che le decisioni verranno prese man mano, in base ai dati, a causa della forte incertezza presente.