L’America inizia ad interrogarsi sul futuro dopo crisi, e non è affatto tranquilla. Dalle colonne del Washington Post si levano forti critiche alla politica del Quantative easing messa in atto dalla Federal reserve. “Gli economisti temono che la Fed per portare gli Stati Uniti fuori da una recessione come negli anni ’30 li stia trascinando verso un’inflazione anni ’70.” Dopo aver pompato nell’economia la cifra di 1 trilione di dollari sarà necessario un ottimo tempismo per ritirare il denaro dal mercato abbinato a previsioni precise di breve-medio periodo in modo, versante sul quale la Fed non si è distinta per effervescenza nell’ultimo periodo, visti i malintesi delle settimane scorse e l’ammissione dello stesso Bernanke sulla difficoltà di capire cosa ci aspetta. Proprio il presidente Fed ha cercato di rispondere ai quesiti sollevati dal Post (ma anche da altri quotidiani): “Stiamo lavorando alacremente e adesso quel che è importante per noi è fornire il supporto necessario. L’America ha bisogno di supporto”. Sul rischio inflazione sottolinea: “Noi capiamo la necessità di dover fronteggiare questo problema al momento opportuno e quindi l’inflazione non sarà il prossimo problema”. La moneta prodotta al momento giace nelle riserve bancarie, sempre più gonfie, ma il fatto non cambia: se l’economia si sta effettivamente riprendendo come sostiene la stessa Federal reserve, per quale motivo non ha ancora iniziato a ritirare la moneta emessa?
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