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Meglio il dollaro o l’oro?

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 Gli investimenti in oro stanno continuando a calare, per una flessione che è stata consecutiva per il terzo mese di seguito. Una contrazione così prolungata non era rilevata dal 2004, e sembra essere direttamente riconducibile alla preferenza che gli investitori internazionali stanno riservando al dollaro, interpretato sempre più come valuta rifiuto dinanzi alle straordinarie turbolenze della crisi del debito sovrano.

Un comportamento che è più prepotente rispetto alle più importanti banche d’affari del mondo, con Goldman Sachs che ha predetto che l’oro giungerà a toccare prezzi record nel prossimo futuro. Negli ultimi undici anni, l’oro ha riscontrato un valore continuativamente superiore, con il prezzo base che è cresciuto di oltre sette volte, e con una domanda che ha subito una forte accelerazione durante il 2008, nel periodo iniziale della recessione internazionale.

La possibilità che la Grecia possa realmente uscire dall’eurozona, e le prospettive di una rinnovata crescita dell’economia statunitense, stanno generando importanti pressioni al rialzo nelle quotazioni della valuta verde, vista sempre più quale “safe haven” in tali tempi di crisi.

ANDAMENTO ORO – MAGGIO 2012

Per quanto concerne le principali previsioni sul metallo dorato, l’oro dovrebbe quotarsi mediamente intorno a 1,740 dollari nel 2012, contro i 1,673 finora conseguito. Barclays ha ridotto il proprio outlook di 8 punti percentuali a 1,716 dollari durante l’ultima settimana. Comportamento simile da parte di Royal Bank of Scotland (RBS), che ha contratto le proprie previsioni di 25 dollari a 1,725 dollari. ABN Amro, in precedenza, aveva predetto un calo dell’oro a 1,550 dollari rispetto ai 1,600 dollari di gennaio.

Sulla debolezza dell’euro, è invece previsto che la Banca Centrale Europea inietterà nuova liquidità nella regione in risposta alla crescente crisi, ravvivando l’interesse per l’oro, che dovrebbe pertanto partecipare a un positivo rally insieme al dollaro statunitense. La BCE ha già iniettato oltre un trilione di euro sui mercati finanziari per evitare il temuto credit crunch.

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