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Il petrolio influenza negativamente il rublo

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 Il mese di settembre che ormai volge al suo termine è stato a dir poco contrastante per il rublo russo: se tre settimane fa, infatti, si registrava il terzo giorno di guadagni per la valuta, bastarono appena dodici giorni per far terminare il rally del rublo. Le ultime contrattazioni, poi, hanno messo in luce un ulteriore calo di questa divisa, con i livelli raggiunti che sono i più bassi da due mesi a questa parte. Tale performance negativa è stata provocata, in larga misura, dal ribasso del petrolio, di cui la Russia è uno dei maggiori paesi esportatori al mondo, a causa delle difficoltà attuali della ripresa economica.

Nel dettaglio, il rublo ha ceduto ben 1,3 punti percentuali nei confronti del dollaro, chiudendo a quota 31,37 presso la Borsa di Mosca, come non accadeva dal 23 luglio scorso. Come se non bastasse, tale moneta ha perso terreno anche nei confronti dell’euro, con un -0,4% che l’ha fatta scendere fino a quota 40,26. Tra l’altro, se si mettono a raffronto il rublo e il paniere euro-dollaro si capisce perfettamente come la divisa russa abbia perso quasi un punto percentuale.

Il greggio ha avuto una buona responsabilità per quel che riguarda tutti questi segni negativi, alla luce dell’ultimo report che mostra una crescita delle scorte americane; inoltre, le parole di Charles Plosser, numero uno della Federal Reserve Bank di Philadelphia, oltre ad aver influenzato il won coreano sono state influenti anche da queste parti. D’altronde, le compagnie russe hanno già provveduto ad acquisire i rubli di cui hanno bisogno per pagare le tasse relative alle estrazioni dei minerali; intanto, il Ministero delle Finanze locali ha lanciato titoli obbligazionari a cinque anni e denominati nella divisa russa, con un rendimento medio del 7,53%, riuscendo in questa maniera a garantire una domanda pari a ventisette milioni di rubli (l’importo iniziale è stato di 615 milioni di dollari).