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Pressioni al ribasso per lo yen

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 Nonostante periodiche ventate di debolezza, lo yen è ancora troppo “caro” rispetto a quanto desiderato dalle big corporate locali. Secondo quanto rivelano diversi analisti locali, infatti, il governatore della Banca del Giappone Masaaki Shirakawa starebbe ricevendo significative pressioni affinchè la propria istituzione monetaria compia sforzi per deprezzare ulteriormente la valuta giapponese: pressioni che proverrebbero dalle compagnie nipponiche, che desidererebbero poter fare i conti con una moneta più debole per poter rilanciare in tal modo le proprie esportazioni. Nel corso dell’ultimo trimestre lo yen ha comunque perso 10 punti percentuali contro un paniere composto dalle principali valute di riferimento.

D’altronde, il presidente della Toyota Motor Corp, Akio Toyoda, nipote del fondatore della compagnia, ha senza mezzi termini affermato come lo yen debba calare ancora di valore per poter supportare le esportazioni della propria azienda e delle altre corporate locali. Su fronte macroeconomico, tuttavia, gli sforzi compiuti dal governatore Shirakawa e dal primo ministro Yoshihiko Noda per cercare di trascinare il Giappone al di fuori dello stato recessivo, non sembrano essere facilitate dagli atteggiamenti dell’istituzione monetaria statunitense, con il chairman della Federal Reserve, Ben Bernanke, che sta valutando nuovi stimoli per l’economia americana.

Per quanto riguarda il futuro a breve medio termine, UBS (il terzo intermediario nel Forex del mondo) prevede che lo yen si deprezzi fino a toccare 85 unità per dollaro nel corso dei prossimi sei mesi. Toyota, il principale produttore d’auto dell’Asia, ha invece stabilito la sua stima sui profitti dell’anno fiscale su un livello pari a 78 yen per dollaro, ribadendo come perda circa 32 miliardi di yen di reddito operativo per ogni incremento di un’unità del rapporto tra yen e dollaro.

Pressioni al ribasso dello yen dovrebbero altresì esser provenute, in maniera indiretta, da altri big come Sharp, Sony e Panasonic.

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