Negli scorsi giorni la Federal Reserve ha cercato di porre un po’ di chiarezza sulle politiche dei tassi di interesse che l’istituzione monetaria andrà ad attuare nel corso dei prossimi mesi. Un documento, quello delle stime ufficiali sui tassi di interesse di riferimento, che anziché semplificare le interpretazioni sull’argomento, rischia invece di generare maggiore confusione.
Un piano, quello formulato dalla Fed, che conferma le intenzioni già espresse nelle scorse settimane, con previsioni di mantenimento al ribasso dei tassi di interesse di riferimento fino ad almeno il 2014 inoltrato. Stando alla maggior parte degli analisti di mercato, il momento dell’inversione di tendenza sarebbe stato fissato nel giugno dello stesso anno, mese all’interno del quale la Federal Reserve andrà a ritoccare al rialzo i benchmark del costo del denaro.
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Il problema, secondo i principali osservatori, è semmai comprendere la validità formale del documento. Nel mese di gennaio, infatti, sei componenti del board della Fed avevano previsto di incrementare i tassi di interesse prima del 2014, mentre altri sono ancora incerti sul da farsi. Probabilmente, il loro comportamento dipenderà fondamentalmente dalle prossime rilevazioni consuntive sull’andamento dell’economia: se lavoro e produttività dovessero migliorare, è probabile che la schiera di coloro che si faranno convincere a un rialzo preventivo, potrà accrescere di buona lena.
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Su fronte territoriale, il presidente della Fed Minneapolis Narayana Kocherlakota ha dichiarato che ci sarebbero “le condizioni per un rialzo dei tassi di interesse nel 2013, o addirittura nel tardo 2012”. Di simile opinione il presidente della Fed Philadelphia Charles Plosser, che ha dichiarato ai giornalisti a Washington che la banca centrale potrebbe rialzare i tassi di interesse entro la fine dell’anno o agli inizi del 2013. Il presidente della Fed St. Luois, James Bullard, ha invece dichiarato che la Fed dovrebbe allentare la propria politica monetaria solo alla fine del 2013.
