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Ungheria, fiumi di parole

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 La palla passa al mercato. Dopo il brutto weekend di paura, iniziato giovedì e venerdì dopo le dichiarazioni choc da Budapest, toccherà agli investitori decidere se l’Ungheria è credibile o no. Certo è che le banche sono esposte al rischio default. L’Europa è esposta al 98 per cento, al primo posto c’è l’Austria, poi la Germania e al terzo l’Italia. I due maggiori istituti Unicredit e Intesa Sanpaolo sono entrambi presenti sul territorio. Le preoccupazioni maggiori però riguardano l’Austria come nel 2008 quando l’ondata dei subprime aveva travolto l’economia ungherese e di conseguenza quella austriaca. “Il mercato non è in vena di ascoltare un dibattito così ricco di sfumature in Austria, effettivamente uno dei paesi con maggior rischio fiscale” in Europa, rileva Harvinder Sian, analista di Rbs in una nota.Per ristabilire la fiducia è necessario che l’Ungheria si stabilizzi“, aggiunge Sian mettendo in guardia da un possibile perdita di appeal dei titoli di stato austriaci e dai rischi sistemici per il sistema bancario. Se i cittadini non riusciranno a pagare le rate a causa del tasso di cambio sfavorevole contro il franco svizzero, con il quale hanno acquistato i mutui, i problemi saranno anche – e soprattutto – delle banche. Giocare con le parole non è raccomandabile di questi tempi.

[Foto: elaborazione da Bloomberg]

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