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Bolla immobiliare cinese

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 Nemmeno la Cina è immune alla crisi e ai pericoli di quella che si preannuncerebbe una increidbile – pur, certo, non del tutto inattesa – congiuntura negativa. Stando a quanto riporta la prima pagina del New York Times, infatti, la bolla immobiliare del più popoloso Paese asiatico starebbe per scoppiare: a confermarlo – ma, in queste ipotesi, la cautela è d’obbligo – sarebbero alcune non ben identificate “fonti governatice di Pechino”, che aprono scenari di crollo globale se la bolla dovesse realmente scoppiare.

In effetti, a ben guardare, è da almeno tre anni che la Cina si prende la briga di trainare l’intero Pianeta sulla strada della crescita. Con la sua impetuosa crescita ha di fatti permettesso di attutire almeno parzialmente lo shock della crisi originatasi negli Stati Uniti e poi ampliatasi e consolidatasi nell’Eurozona. Logico pertanto guardare con grandissima preoccupazione a quello che potrebbe accadere in caso di effettivo scoppio della bolla immobiliare del Paese asiatico, in grado di generare una reazione a catena davvero mostruosa.

In maniera più approfondita, il quotidiano americano sottolinea come a destare preoccupazione non sia solamente il mercato immobiliare cinese, reo di essere cresciuto in maniera eccessiva (e su questo punto gli Stati Uniti parlano con esperienza, visto e considerato che sul loro territorio una bolla di questa natura si è vissuta tra il 2001 e il 2007, fino all’apice della speculazione sui subprimes).

STIME CRESCITA ECONOMICA CINESE 2012 – GOVERNO

I dati negativi del real estate asiatico si accompagnano infatti con i primi scricchiolii rumorosi sul fronte di altri dati dell’economia reale: basti dare un’occhiata al vistoso rallentamento delle esportazioni, al calo della fiducia dei consumatori, e a tanto altro ancora. I licenziamenti nel settore edilizio, la contrazione delle vendite al consumo, il freno agli investimenti fissi e tanto altro ancora, sembrano essere segnali evidenti di una inversione di tendenza dell’ex inarrestabile corsa cinese verso lo sviluppo economico “a tutti i costi”.