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Crisi finanziaria in peggioramento

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 Perché è probabile un potenziale peggioramento della crisi finanziaria e quindi del mercato azionario? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo tornare allo “tsunami del mercato azionario” del 2008, durante il quale è stata distrutta quasi la metà della ricchezza mondiale capitalizzata sui mercati azionari. Vediamo cosa è cambiato da allora, e quali potrebbero essere le conseguenze.

E’ ormai unanimemente accettato che questa grave crisi sia il risultato di un uso improprio, e reiterato negli anni,  della leva finanziaria nell’ambito degli investimenti. In effetti, dopo il boom negli anni ’30 del dopo guerra, si è assistito ad un altro trentennio anni di crescita, ma principalmente caratterizzato dal ricorso al credito. L’utilizzo del credito è stato eccessivo e generalizzato: dalle famiglie, alle imprese, dalle banche, che hanno notevolmente incrementato la pratica delle vendite allo scoperto sui mercati finanziari, agli stati, che hanno fatto ricorso ai prestiti (mediante l’emissione di obbligazioni) non per investire, ma per funzionare o, talvolta, solo per pagare i loro debiti.Ricorrere al credito significa prendere oggi la ricchezza di domani (in previsione di futuri guadagni): ovviamente, se non vi sono le entrate auspicate, la conseguenza è il panico.

EUR/USD VERSO LA PARITA’?

Questo è esattamente quello che è successo nel 2008. L’economia mondiale ha sperimentato un periodo di recessione che ha sollevato lo spettro della crisi 1929. Il panico generatosi, innescando un flusso di vendite generalizzato, ha provocato un disastro finanziario e, dunque, azionario.

Per avere un quadro più chiaro della situazione odierna, possiamo fare un inventario di quanto è stato fatto dal 2008 nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni di un sistema finanziario ed economico di cui si è di fatto perso il controllo. Perché questo è esattamente quello che è accaduto: la perdita del controllo.

ANDAMENTO EURO DOPO G20

Dal 2008 si sono intensificate le relazioni di cooperazione tra banche centrali e il sistema finanziario. In altre parole, la Federal Reserve degli Stati Uniti (FED) e la Banca centrale europea (BCE) hanno pompato miliardi di liquidità concedendo prestiti alle banche a tassi prossimi allo zero. Gran parte di questo denaro fresco è stata collocato sui mercati finanziari, concedendo loro resprio.

In Europa, si sta assistendo alla scissione tra le banche di investimento e quelle di credito, con l’obiettivo di prevenire gli abusi di ieri. Ma la recessione che sta colpendo l’Europa non aiuta a ridurre l’indebitamento degli Stati membri (che è raddoppiato tra il 2008 e il 2012). Da qui, la necessità di imporre rigorose politiche di austerità (diminuzione o blocco dei salari, aumento della pressione fiscale…), nel tentativo di aggiustare i conti e rimettere ordine nei bilanci.

Negli Stati Uniti, a quanto pare, la situazione sarebbe migliore, con incoraggianti indicatori economici. Ma in realtà, il debito federale è raddoppiato dal 2008 (15 miliardi) e anche la disoccupazione è balzata a livelli allarmanti. Un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Il mercato immobiliare (che è stata la causa scatenante della crisi con i mutui “subprime”) continua a rimanere impantanato, e nonostante il declino del dollaro del 30%, la bilancia commerciale degli Stati Uniti ha raggiunto un livello storicamente elevato di deficit.

Alla luce di ciò, è evidente che le misure sinora adottate non siano stati che meri interventi d’emergenza, certamente necessari ma non risolutivi.  L’Europa continua così nella sua crisi adolescenziale e, peggio ancora, l’illusione di una ripresa negli Stati Uniti presto si frantumerà sotto il peso di un debito elefantiaco, e dei dollari artificiali (quelli immessi sul mercato a miliardi, senza ricchezza reale in cambio). Intanto il corso del Dow Jones è tornato a livelli pre-crisi, come se tutto fosse tornato al proprio posto, mentre si osserva che il corso dei titoli europei è rimasto al -30% in media.

In Europa e anche nel mondo anglosassone, la situazione porta con sé un’alta probabilità di fallimenti bancari così come di compagnie di assicurazione. Questo fenomeno è già iniziato nel 2011 e potrebbe accelerare quest’anno sullo sfondo della crisi del debito sovrano che incide massicciamente sulle istituzioni finanziarie da una parte e  della disillusione che potrebbe giungere dagli Stati Uniti nei prossimi mesi, con il suo corteo di banche in difficoltà, dall’altra.

In un tale contesto di rischio, è certamente prudente prendere provvedimenti per preservare il proprio patrimonio, al fine di cogliere le migliori opportunità che potrebbero presentarsi in futuro. Nel frattempo, è meglio orientare i propri investimenti su istituzioni di cui si possa verificare la solvibilità.