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Crisi: il giorno del divorzio tra Gran Bretagna e UE

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 Il summit del salvataggio dell’euro, che si è concluso  Venerdì a Bruxelles ha consacrato il divorzio tra la Gran Bretagna e il resto dell’Unione europea e – il tempo confermerà o, al contrario smentirà –  forse ha chiuso una parentesi di 40 anni di rapporti tumultuosi tra Londra e i suoi partner continentali. Dopo due successivi veti, la Francia, nel 1971, aveva finalmente aperto le porte del mercato interno, a una Gran Bretagna desiderosa di non perdere il treno dell’Unione europea, allora in pieno sviluppo.

Vent’anni dopo, nel 1991, la firma del Trattato di Maastricht formalizzava una prima separazione, che covava da quasi un decennio cui che gli anni del governo Thatcher, unitamente all’episodio del “ritocco” del bilancio UE, avevano di fatto preparato la strada. Il 9 dicembre 2011, il veto posto da David Cameron su una riforma dei trattati, invocando la protezione degli interessi del suo paese – in primo luogo quelli della City di Londra – probabilmente segna una nuova svolta.

Non sorprende che i paesi dell’euro, desiderosi di rafforzare l’integrazione economica e fiscale, hanno deciso di andare avanti con un accordo “intergovernativo” a 17, cui tutti gli altri stati membri dell’ UE si sono detti pronti ad unirsi, lasciando la Gran Bretagna isolata. “E ‘uno schiaffo enorme per gli inglesi,” ha detto un funzionario europeo. Nicolas Sarkozy ha detto Venerdì mattina che David Cameron aveva chiesto in cambio di una riforma dei trattati, “quello che è stato considerato da tutti come inaccettabile: un protocollo nel trattato attraverso cui esonerare il Regno Unito da una serie di normative sui servizi finanziari”.I leader Ue non hanno accettato il compromesso. David Cameron si è difeso dicendo che ciò che è stato proposto in questo fine settimana a Bruxelles “non è nell’interesse della Gran Bretagna”. Sottoposto alle forti pressioni degli euroscettici del suo partito, che hanno rilanciato la loro campagna per un referendum sull’appartenenza di Londra all’Unione, David Cameron non ha nascosto la sua ostilità sin dall’inizio al principio di una modifica dei Trattati europei per sostenere l’euro, che lo avrebbe costretto a chiedere un voto parlamentare.

La volontà di Parigi e Berlino di procedere verso un quadro europeo di regolamentazione finanziaria ha ugualmente preoccupato la City. I tabloid britannici, una delle casse di risonanza dell’  euroscetticismo di oltremanica, hanno accolto favorevolmente il guizzo di David Cameron che, tuttavia, rischia di indebolire la posizione della Gran Bretagna in Europa. Forse Cameron è stato maldestro. Ha fatto un errore di calcolo serio e sottovalutato la volontà della zona euro di voler andare avanti. Stando alla larga da questo nuovo trattato intergovernativo, proprio come aveva scelto di non aderire all’euro, la Gran Bretagna corre oggi il rischio di lasciare che i suoi partner istituzionalizzino un’Europa a due velocità.

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