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Crollano i prezzi delle opzioni valutarie

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 I prezzi delle opzioni valutarie, una indicazione molto utile per capire quanta volatilità ci si attende, sono crollati ai livelli precedenti la crisi finanziaria: in pratica, come hanno spiegato analisti ed economisti, si tratta di una chiara risposta alle pesanti misure di stimolo che sono state introdotte da diverse banche centrali in tutto il mondo. In particolare, non si può non fare riferimento alla Federal Reserve e alla Banca Centrale Europea, i cui massicci acquisti di titoli di Stato hanno provocato una maggiore prevedibilità per quel che concerne i trend delle divise internazionali. Qualche esempio?

Le opzioni relative all’euro sono calate di ben sessantasei punti percentuali dal loro picco del dicembre 2008, almeno secondo quanto stimato dalla banca americana JPMorgan. Tra l’altro, bisogna invece notare come si sia ridotta la volatilità del peso messicano, una valuta di cui non si sente parlare così spesso. A questo punto, qualsiasi aumento dell’instabilità economica causata da eventi politici potrà essere affrontata ma soltanto nel breve termine. Di conseguenza, le opzioni relative al Forex non sono destinate a garantire rendimenti molto elevati, in primis quelli che sono stati registrati e fruiti negli ultimi anni; il mercato in questione, al contrario, sarà caratterizzato da balzi di breve e limitata portata.

Questi strumenti finanziari sono stati progettati per consentire all’acquirente di avere il diritto, ma non l’obbligo, di scambiare valute a un tasso prefissato in una data futura. Quasi come se si trattasse di una polizza assicurativa, gli investitori pagano una sorta di premio per l’opzione, con le multinazionali che sono solite sfruttare questa opportunità per speculare contro le tempeste monetarie. Esse, inoltre, permettono ai fondi speculativi di raggranellare denaro scommettendo sulla volatilità del mercato. Uno degli indicatori relativi a quanto è volatile l’euro in questo momento è sceso di circa il 49% negli ultimi dodici mesi, attestandosi all’8,6%, vale a dire il livello più basso dal mese di febbraio del 2008.