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Dollaro verso il tramonto?

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 Il più grande esportatore di petrolio del Medio Oriente ha lavorato in stretta collaborazione con il secondo consumatore mondiale di petrolio (la Cina) per costruire una nuova e gigantesca raffineria.  I maggiori media americani hanno a malapena riportato la notizia. L’enorme costruzione dovrebbe essere resa pienamente operativa nella città portuale di Yanbu, nel Mar Rosso, entro il 2014. Nel corso degli ultimi anni, la Cina ha cercato di espandere in modo aggressivo il commercio con l’Arabia Saudita, da cui oggi importa più petrolio – circa 1,39 milioni di barili al giorno – rispetto a quanto facciano gli Stati Uniti.

Perché la notizia del progetto di una nuova raffineria è così importante? Nel 1973 Stati Uniti e Arabia Saudita giunsero ad un accordo per cui tutto il petrolio importato dall’Arabia Saudita avrebbe dovuto essere denominato in dollari USA. Questo sistema di petrodollari è stato adottato da quasi tutto il mondo e si è tradotto in un grande affare per l’economia degli Stati Uniti. Ma se la Cina diventasse il più importante partner commerciale dell’Arabia Saudita, allora perché quest’ultima dovrebbe continuare a vendere  petrolio solo in dollari statunitensi? E se il sistema dei petrodollari crollasse, che cosa significherebbe davvero per l’economia degli Stati Uniti?Queste sono domande molto importanti, che vale la pena vengano affrontate.  Prima di tutto, diamo uno sguardo più da vicino all’accordo recentemente raggiunto tra il gigante petrolifero saudita Aramco e Sinopec.

La joint venture da 8,5 miliardi di dollari, che copre una superficie di circa 5,2 milioni di metri quadrati, è già in fase di costruzione. Tratterà 400.000 barili di greggio pesante al giorno.  Aramco deterrà una quota del 62,5 per cento nello stabilimento, mentre Sinopec il restante 37,5 per cento. In un momento in cui gli Stati Uniti stanno perdendo la loro capacità di raffinazione, si tratta di uno sviluppo sorprendente. Ma la stampa americana ha curiosamente dato scarso rilievo alla notizia.

La Cina non sta facendo solo affari con l’Arabia Saudita. E’ infatti  in trattativa con altri importanti paesi produttori di petrolio. Gli investimenti cinesi in infrastrutture petrolifere e la capacità di raffinazione del paese sono sorprendenti. E cosa ancora più importante, la Cina sta adottando una strategia di sviluppo di strutture di raffinazione in partnership con i fornitori OPEC. Ciò significa una leva economica che presto potrebbe subordinare i rapporti degli Stati Uniti con gli stessi paesi. Contestualmente l’Egitto sta costruendo la sua più grande raffineria con investimenti provenienti proprio dalla Cina. Poco dopo l’annuncio della partnership con l’Egitto, la Cina ha firmato un accordo da 23 miliardi di dollari con la Nigeria per la costruzione di tre raffinerie di benzina e un complesso di carburante nel paese. In sostanza, la Cina stringe cerchi intorno agli Stati Uniti, con lo scopo di chiudere forniture strategiche di petrolio in tutto il mondo.

E tutti questi sviluppi potrebbero avere implicazioni enormi per il futuro dei petrodollari. Ma in che cosa consiste tale sistema? In pratica, quasi tutto il petrolio nel mondo è scambiato in dollari USA.  Tale sistema ha creato una immediata domanda artificiale di dollari in tutto il mondo. E naturalmente, poiché  la domanda mondiale di petrolio è aumentata, è cresciuta anche la domanda di dollari americani. Una volta capito il sistema dei petrodollari, diventa molto più facile capire perché i politici americani trattino i leader sauditi con i guanti. Il governo americano non vuole che accada nulla che possa mettere a repentaglio lo status quo esistente.

VERTICE UE ACCORDO A SORPRESA

Il “sistema petrodollari” è stata una mossa brillante da un punto di vista politico ed economico. Il flusso di denaro passava attraverso la Federal Reserve (FED) statunitense, creando una domanda internazionale sempre crescente sia per i dollari USA che per il debito degli Stati Uniti e permettendo agli Stati Uniti di essere praticamente i soli al mondo in grado di approvvigionarsi gratuitamente, dal momento che il valore del petrolio è denominato in una valuta che l’America controlla e stampa. Il sistema dei petrodollari si è diffuso oltre il petrolio: la maggior parte del commercio internazionale avviene in dollari USA. Ciò significa che dalla Russia alla Cina, al Brasile, alla Corea del Sud, ogni paese ha lo scopo di massimizzare il surplus di dollari USA ottenuto dall’ export trade per acquistare petrolio.

CORSA AL DOLLARO AUSTRALIANO

Gli Stati Uniti hanno ottenuto molti vantaggi. Il consumo di petrolio è aumentato nel 1980, così come la domanda per il dollaro USA, sollevando l’economia statunitense a nuovi massimi. Ma anche senza il successo economico in patria il dollaro sarebbe salito, perché il sistema dei petrodollari ha creato una consistente domanda internazionale di dollari, che a sua volta ha guadagnato in valore. Un dollaro forte ha permesso agli americani di acquistare prodotti di importazione a prezzi straccati.  Ma in questo aspetto esiste anche un rovescio della medaglia: la disponibilità di importazioni a basso prezzo ha duramente colpito l’industria manifatturiera americana, e la cancellazione di posti di lavoro nell’industria rimane una delle sfide più grandi per far risorgere oggi l’economia americana.

Che cosa accadrebbe se crollasse il sistema dei petrodollari? Per prima cosa il valore del dollaro precipiterebbe. I consumatori degli Stati Uniti scoprirebbero  improvvisamente che tutti quei “prodotti importati a basso prezzo ” subirebbe un drastico aumento. Il prezzo della benzina si impennerebbe. Se oggi il prezzo del gas è considerato alto, chissà a quali livelli balzerebbe se uno sceanrio del genere dovesse concretizzarsi! Inoltre, crollerebbe la domanda di debito pubblico degli Stati Uniti, poiché i paesi non disporrebbero di così tanti dollari americani da spendere.

Quindi, inutile dirlo, il governo americano ha davvero bisogno che il sistema dei petrodollari sopravviva. Ma, in ultima analisi, è l’Arabia Saudita ad avere il controllo del gioco. Se l’Arabia Saudita scegliesse di vendere il petrolio in una valuta diversa dal dollaro statunitense, la maggior parte del resto dei paesi produttori di petrolio del Medio Oriente ne seguirebbe sicuramente l’esempio, e piuttosto rapidamente.

E abbiamo già visto come paesi in altre parti del mondo stiano inziando ad allontanarsi dall’utilizzo del dollaro nel commercio mondiale.  Ad esempio, la Russia e la Cina hanno deciso di utilizzare le proprie valute nazionali. La questione, dunque, è decisamene rilevante. Per ricapitolare:
– Cina e Russia hanno rimosso il dollaro americano dal loro commercio.
– La Cina sta portando avanti  il suo accordo commerciale con il Brasile.
– Cina, Russia, Brasile, India, Sud Africa ora si stanno muovendo per commerciare di più nelle loro valute (non utilizzando il dollaro USA).
– L’Arabia Saudita si sta muovendo per formalizzare il commercio con la Cina e la Russia.
– Singapore si sta muovendo verso il commercio in yuan.

La tendenza è evidente. Il Regno del dollaro come valuta di riserva mondiale sta finendo. Il processo richiederà del tempo perché si sviluppi pienamente. Ma il dollaro, come valuta di riserva, potrebbe esaurire la propria esistenza entro i prossimi cinque anni. Il dollaro sembra proprio avere i giorni contati.

Non accadrà in una notte, ma mentre l’economia americana continua a indebolirsi è inevitabile che il resto del mondo continuerà a chiedersi perché il dollaro dovrebbe automaticamente avere una posizione dominante nel commercio internazionale.  Nel corso dei prossimi anni, l’ Arabia Saudita potrebbe giocare un ruolo fondamentale e deterimannte. Un allontanamento dal sistema di petrodollari, si tradurrebbe in un evento estrema importanza per il sistema finanziario globale e, contestualmente, rappresenterebbe un segno molto, molto negativo per l’economia degli Stati Uniti.

Il livello di prosperità di cui godono oggi gli Stati Uniti non sarebbero possibili senza il sistema di petrodollari. Una volta che tale sistema crollasse, molte delle vulnerabilità economiche di base affiorebbero, Momenti difficili sono all’orizzonte.