Home Economia Eurobond: Juncker attacca la Merkel. Perché la Germania dice “no”

Eurobond: Juncker attacca la Merkel. Perché la Germania dice “no”

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 E’ scontro sugli Eurobond. Il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker (foto) ha rimproverato a Berlino l’atteggiamento “anti europeo” che avrebbe dimostrato bocciando l’ipotesi lanciata da lui e dal ministro italiano dell’Economia Giulio Tremonti (in realtà già proposta da Mario Monti, ex commissario Ue e presidente della Bocconi, sul Corriere della Sera). “La nostra proposta viene bocciata senza nemmeno averla studiata, è una cosa che mi stupisce. Questo modo di creare in Europa dei soggetti tabù senza neanche studiare le idee degli altri è un modo veramente anti europeo di gestire gli affari europei” ha detto il lussemburghese, in una intervista che apparirà sul prossimo numero del settimanale tedesco Die Zeit. In effetti la proposta non è definita in molti dettagli ma prevede l’istituzione di un’Agenzia per il debito che dovrà sostituire l’European financial stability facility, in scadenza nel 2013. L’agenzia potrà emettere titoli pari al 40 per cento del Pil degli stati membri, acquistare fino al 50 per cento del debito nazionale e convertire le obbligazioni nazionali in titoli europei con uno sconto basato sulla rischiosità del paese (questo aspetto è ancora poco chiaro). Le ostilità di Berlino si basano su vari punti. Primo: se ci fosse un titolo europeo basato sulla media dei rendimenti nazionali il bund che è il benchmark di riferimento ci rimetterebbe, infatti a quel punto la Germania per finanziarsi dovrebbe pagare di più. (Per questo la Merkel parla di mantenere la competitività tra paesi). Secondo: come ha detto il ministro delle finanze Wolfgang Schauble servirebbe una revisione dei Trattati. Ipotesi smentita da Tremonti ma piuttosto fondata visto che un’obbligazione europea sarebbe di fatto un trasferimento di sovranità fiscale dagli stati membri a Bruxelles. Terzo: la Germania ha scadenze serrate – e vicine – nel rinnovo dei lander, gli stati federali. Infatti a marzo si vota per il rinnovo di tre parlamenti regionali e alla Merkel (e alla Cdu) non va proprio giù l’idea di dire ancora una volta “sì” all’Europa spendacciona per rimetterci di tasca propria. Anche se, va detto, il meccanismo dell’E-bond potrebbe calmare (forse definitivamente) i mercati. Vedremo.

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