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Oltre la Grecia

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 Il caso della Grecia non è l’unico. “La crescita è ancora sotto zero in molte aree europee, stiamo lavorando sulle tasse, ci sono squilibri enormi”, parole dell’ex commissario economico dell’Unione europea, oggi alla concorrenza, Joaquin Almunia.
Almunia sfonda una porta aperta. Il divario tra ricchi e poveri sta crescendo sempre di più, e continuerà sullo stesso trend anche in futuro. L’esempio italiano è emblematico. Tra i trenta paesi riuniti sotto l’ombrello dell’Ocse, l’organizzazione dei paesi cosiddetti sviluppati,  l’Italia è al sesto posto per gap tra ricchi e poveri. La forbice continua ad allargarsi dalla metà degli anni Ottanta, e nonostante gli investimenti in protezione sociale, la distanza non diminuisce. Il fattore che blocca il paese è la mobilità sociale inesistente (tra le più basse d’Europa, insieme all’Inghilterra). I figli sono “condannati”, così dicono le statistiche, a fare il lavoro dei padri, o meglio, a guadagnare lo stesso stipendio. Ci troviamo in una sorta di medioevo del reddito, non delle professioni. Lavorare sulle tasse, come dice Almunia (che non si è spiegato fino in fondo), può essere utile per dare respiro al portafoglio dei cittadini (ammesso che gli Stati possano concedere sconti), ma non è una riforma strutturale. E mentre si discute di riforma delle pensioni,  l’Italia è il secondo paese europeo per disoccupazione giovanile (26,8%), dietro la Spagna. Sono problemi che possono diventare incubi ben peggiori del tanto temuto default di Atene.

(foto: copertina dell’album “Beyond the horizon” – People in Planes)

3 Commenti

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