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Petrolio ai minimi da tre mesi sui risultati europei

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 Il petrolio si è indebito ulteriormente, nel corso degli ultimi giorni, come conseguenza di uno scenario che ha visto il deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro, dopo la pubblicazione dei risultati delle elezioni politiche europee. Risultati ampiamente deludenti (soprattutto per quanto concerne la confusione greca, piuttosto che il cambio di sponda francese), che alimentano le aspettative di coloro che temono che le misure di austerity saranno rese insufficienti dal corso dei tempi.

“I risultati elettorali hanno provocato un andamento negativo per l’euro, e un dollaro forte tradizionalmente aiuta a generare pressioni al ribasso del petrolio” – ha dichiarato un analista di Societe Generale, per poi ammettere che, probabilmente, già nel breve termine i prezzi del petrolio potrebbero tornare a crescere con un ritmo piuttosto significativo, sia alla New York Mercantile Exchange che sul fronte europeo.

“C’è un grande cambiamento nei partiti politici di Francia e Grecia, e l’euro ne ha risentito” – ha invece commentato uno dei principali analisti di litrader.com, affermando poi che il prezzo del petrolio al barile oscillerà tra i 95 dollari e i 105 dollari.

Secondo quanto ribadito dagli economisti di Citigroup, la Grecia ora ha il 50% – 75% di possibilità di uscire dall’euro tra i prossimi 12 – 18 mesi. Una percentuale che continua a crescere giorno dopo giorno, e che fino a qualche settimana era stimata in meno di 50 punti percentuali. “L’Europa è bloccata in una forte turbelenza, e questo ovviamente provocherà una decrescita delle attività economiche, generando incertezza” – ha invece commentato un’analista della PFGBest di Chicago.

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Intanto, a proposito di petrolio, le scorte statunitensi salgono a quota 375,9 milioni di barili, il massim odal settembre del 1990, con un incremento della produzione domestica pari a 8 mila barili giornalieri, per un totale di 6,12 milioni di barili, per il livello più alto dal novembre del 1999.