Home Economia Petrolio e listini, frenata di fine estate. Quel che resta della speculazione

Petrolio e listini, frenata di fine estate. Quel che resta della speculazione

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 Il petrolio scende sotto quota 66 dollari al barile. I contratti future a settembre sul Light sweet crude oil registrano un calo nell’ordine del 3%, pari a circa 2 dollari.
Dopo il rally di borse e petrolio sembra arrivata la gelata di fine estate. Non solo prese di profitto, dunque. Dopo i rialzi delle settimane appena passate: i dati macro dagli Usa pesano come un macigno. La fiducia dei consumatori americani, a 63 punti, contro i 69 attesi dagli analisti, ha spiazzato i mercati, in primis quelli asiatici. Infatti, a nulla è servito il miglioramnto dell’orizzonte economico giapponese (il Pil è tornato a crescere nel secondo trimestre), le borse asiatiche hanno chiuso in profondo rosso. Per Tokio, in particolare, restano i dubbi sulla solidità della ripresa: la continua diminuzione delle spese per conto capitale (Capex), cioè gli investimenti a lungo termine, fa temere che il margine di miglioramento sia assai limitato. Preoccupa anche il crollo costante degli investimenti esteri in Cina (-35,7% a luglio e -20,3% nei primi sette mesi dell’anno), segno che i paesi stranieri, pur avendo liquidità, preferiscono fare cassa anziché investire.
Il rally, in particolare quello cinese, è ciò che accade quando si usa la liquidità per mera speculazione, quando i rialzi sul listino non sono spinti dalle scommesse sui fondamentali delle società quotate ma dal profitto facile e veloce. Staremo a vedere se il crollo del Shangai Composite è stato solo un’avvisaglia di burrasca o l’inizio di un nuovo tsunami.