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Speculazione immobiliare Cina

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 Il premier cinese Wen Jiabao lancia l’allarme:  nonostante le misure di stimolo adottate, la Cina rischia un ulteriore rallentamento economico e, in tal senso, il paese sta facendo fronte a forti pressioni.  Vengono così smorzate le speranze di un rapido recupero dalla più profonda recessione dopo la crisi finanziaria mondiale 2008.

Le aziende e gli investitori hanno gli occhi puntati sulla secondo più grande economia del mondo, con il solo obiettivo di intercettare e cogliere segnali di un ulteriore rallentamento che potrebbe avere ripercussioni a livello globale, creando un grave danno alla domanda cinese di merci provenienti dagli Stati Uniti, dall’Europa da e altre economie in difficoltà.

Il governo ha tagliato i tassi d’interesse due volte nell’arco di un mese, ridotto i prezzi della benzina e  promesso interventi  con l’obiettivo di rilanciare la crescita, precipitata all’ 8,1 per cento nel primo trimestre, vicino al minimo in tre anni. Nonostante ciò, gli esperti si aspettano che i dati in uscita questa settimana riveleranno uno scenario peggiore, con la crescita al 7,3 per cento nel secondo trimestre.

Il rallentamento aumenta il rischio di perdite di posti di lavoro e di disordini sociali, in un momento politicamente difficile per il Partito comunista al potere. Il governo cinese sta cercando di ridurre la dipendenza dalle esportazioni e da gli investimenti, nel tentativo di rilanciare la crescita e risollevare l’economia facendo leva sul consumo interno.

Wen ha promesso di “mettere a punto politiche economiche” e di attuare cambiamenti nel sistema fiscale, al fine di ridurre l’onere su molti contribuenti. Ma la tabella di marcia non è stata resa nota.
Wen ha anche rassicurato che il recente taglio del tasso di interesse, volto a stimolare la crescita economica, non innescherà un nuovo attacco speculativo, che si ripercuoterebbe negativamente sul settore immobiliare, spingendo al rialzo il costo delle abitazioni. Wen ha ripetuto il suo impegno di lunga data per raggiungere “un ragionevole pull-back” dei prezzi delle abitazioni.

Il premier ha aggiunto che la regolamentazione del mercato immobiliare sta attraversando un “momento critico”: il compito, mutuando l’espressione dello stesso Wen, è “difficile”.  I controlli hanno contribuito ad abbassare leggermente i prezzi  rispetto all’anno scorso, ma questi rimangono vicini a livelli record. Le restrizioni già in atto includono la limitazione del numero di case che una singolo nucelo famigliare può comprare, mutui a tassi più elevati per le persone che acquistano seconde case e acconti più alti per i mutui.

Dopo nove mesi di andamento al ribasso, il trend si è invertito: il prezzo medio di una casa in 100 grandi città è aumentato dello 0,05 per cento nel mese di giugno, rispetto al mese precedente. L’impennata dei costi degli alloggi ha alimentato tensioni politiche. L’aumento dei prezzi degli immobili  – innescato dal massiccio programma di stimolo lanciato da Pechino negli anni della profonda crisi globale e pari a  4.000 miliardi di yuan (628,50 miliardi di dollari), così come dai prestiti bancari pompati nell’economia dopo la crisi finanziaria del 2008 – sono ben al di là della portata dei cittadini che vivono nelle città.

Giovedì la banca centrale della Cina tagliato il tasso di interesse sui prestiti a un anno di 0,31 punti percentuali, portandolo al 6 per cento. Ha annunicato che le banche potranno offrire sconti ai mutuatari fino al 30 per cento inferiori a quello di riferimento, rispetto al 20 per cento in precedenza consentito. Compiendo un passo insolito, la banca centrale ha inoltre invitato le banche a controllare i prestiti ipotecari. Questo suggerisce che le autorità sono preoccupate per il riaffacciarsi di una possibile speculazione immobiliare, nel tentativo di stimolare l’attività industriale e la creazione di posti di lavoro.