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Standard & Poor’s declassa il rating dello shekel

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 L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato la valuta ufficiale di Israele, il nuovo shekel (vedi anche Lo shekel perde ancora terreno rispetto al dollaro). Nel dettaglio, il rating in questione è stato ridotto fino ad A+, un giudizio che identifica la buona affidabilità della divisa mediorientale. Secondo il ministro delle Finanze, Yair Lapid, non si tratta di una decisione sorprendente, in quanto si sta parlando della risposta naturale a una situazione nota e conosciuta.

Lo stesso Lapid ha suggerito al governo di aumentare nel 2013 il target relativo al deficit, più precisamente dal 3 al 4,9% del prodotto interno lordo. La proposta in questione ha stupito e sorpreso il primo ministro Netanyahu e il governatore della banca centrale Stanley Fischer. Altra misura avanzata dal titolare del dicastero economico è quella che prevede l’aumento della spesa da un anno a quello successivo, in modo da ottenere un +2,2% da questo punto di vista nell’anno attualmente in corso. L’outlook dello shekel è rimasto tuttavia stabile, dunque non vi dovrebbero essere ulteriori downgrade nei prossimi mesi.

Le ultime ore hanno visto la valuta israeliana protagonista anche di un’altra vicenda. In effetti, Bank of Israel è dovuta intervenire spendendo oltre cento milioni di dollari per quel che concerne il trading in moneta estera: la misura si è resa necessaria dopo che l’acquisizione della veicolo finanziario Iscar del miliardario americano Warren Buffett ha ampliato l’apprezzamento del nuovo shekel nei confronti del dollaro e dell’euro, come sottolineato da diversi analisti. L’espansione dell’obiettivo di bilancio viene considerato da più parti come pericoloso per l’economia locale e per la sua immagine stabile e responsabile. Il governo israeliano non ha ancora approntato un budget vero e proprio, visto che sta attualmente lavorando a una estensione automatica mese per mese di quello dello scorso anno. A detta del Tesoro, il deficit cumulativo del 2012 sarebbe già cresciuto fino al 4,5% del prodotto interno lordo.