Home Economia Limite al fondo salva Stati?

Limite al fondo salva Stati?

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 Il commissario agli affari economici Olli Rehn, al termine del recente e complesso Eurogruppo, ha affermato che le prospettive di breve termine per i mercati finanziari rimangono particolarmente preoccupanti. Non solo, a creare significativo timore sono i dati relativi alla disoccupazione, con il mercato del lavoro in corso di peggioramento. Ancora, il debito della zona euro ha sconfinato la soglia del 90%, e il ritmo di ripresa sembra arrancare. La crisi dell’eurozona sembra essere ben lungi dal terminare.

Stando a quanto sta emergendo in queste ore, uno degli elementi fondamentali per puntellare la serenità dei mercati finanziari potrebbe essere l’apposizione di un limite al  fondo Salva Stati. “La possibilità di un ‘tetto’ alla capacità di ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell’Esm (fondo salva-Stati) è indubbiamente in agenda. Sono le parole del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, al termine della riunione” – ricordava il quotidiano La Repubblica – “I ministri della zona euro hanno affrontato la questione della ricapitalizzazione diretta dell’Esm, ma senza giungere a conclusioni, previste invece per giugno. Uno dei problemi da risolvere è come evitare che dare fondi direttamente alle banche in crisi, senza passare dagli Stati, prosciughi le casse del fondo che serve anche ad assistere gli Stati in diffcoltà. Si studia quindi l’ipotesi di mettere ‘tetti’ a tutte le operazioni dell’Esm” (vedi anche il nostro speciale: Austerità UE verso la fine?).

A rincarare la dose è stato poi il ministro delle finanze francese Pierre Moscovici, che ha ricordato come “i movimenti erratici dei cambi hanno conseguenze negative sulla crescita e quindi siamo d’accordo nell’Eurogruppo che la questione vada sollevata al G20”, per poi aver ricordato come l’Europa, sulla questione dei cambi valutari, “ha una posizione comune che è quella di preservare la stabilità dell’euro”. Insomma, la c.d. “guerra dei cambi” potrebbe complicare la gestione della ripresa, soprattutto se l’Europa si dimostrerà spaccata (si veda, in merito, il non certo stabile asse franco-tedesco) sulle modalità di gestione della valuta.